- L’attuale minaccia nucleare russa per difendere territori ucraini annessi alla Federazione riporta il mondo sul limite dell’abisso.
- C’è una dottrina che in ragione del “dopo” argomenta un rifiuto delle armi nucleari e arriva a delegittimare la stessa opzione della guerra, ed è quella del magistero cattolico.
- Nello scontro in atto essa può sembrare uno svolazzo romantico digeribile dalle “anime belle”, inutile a fermare la guerra. Ma la logica di un disastro irrimediabile è forse più ragionevole?
I nove stati che possiedono le 13.000 testate nucleari (Stati Uniti, Russia, Regno Unito, Francia, Cina, India, Pakistan, Israele e Corea del Nord) hanno ciascuno una dottrina militare che ne specifica l’eventuale utilizzo. Ma non è scritto da nessuna parte quello che potrebbe succedere “dopo”. Così l’attuale minaccia nucleare russa per difendere territori ucraini annessi alla Federazione riporta il mondo sul limite dell’abisso. C’è una dottrina che in ragione del “dopo” argomenta un rifiut



