Nessuna figura di livello internazionale, nessun profilo europeo e neppure davvero tecnico. Nella squadra economica del governo Meloni, la figura più rilevante è quella di Giancarlo Giorgetti, il vicesegretario della Lega che arriva al ministero dell’Economia.

Negli anni in cui la Lega era schierata su posizioni anti-euro, Giorgetti è sempre stato il più moderato e presentabile, incaricato di rassicurare investitori e partner internazionali sul fatto che dietro gli slogan estremi non c’erano veri propositi di rottura.

Da ministro dello Sviluppo nel governo Draghi, ha confermato la cifra della sua carriera politica, cioè un’estrema prudenza: difficile che vada allo scontro con la premier incaricata Giorgia Meloni qualora la Lega avesse priorità diverse da Fratelli d’Italia. Giorgetti ha una grande esperienza sui dossier economici, ha guidato la commissione Bilancio, è stato sottosegretario a palazzo Chigi.

Il problema di Giorgetti sarà quello di avere intorno colleghi con un profilo troppo o troppo poco politico: al Lavoro Maria Elvira Calderone guida l’associazione dei consulenti del lavoro, e già questo la rende poco terza rispetto alle dinamiche che dovrà gestire. Di solito chi arriva da enti di categoria fatica a diventare garante di tutti.

Sui dossier energetici, i più urgenti, Giorgetti dovrà appoggiarsi su Adolfo Urso al ministero dello Sviluppo e Gliberto Pichetto Fratin all’Ambiente. Urso ha una sua agenda chiara, ma è uomo di relazioni commerciali e sicurezza, più che di industria.

Italia ed Europa

Certo, sul fronte Europeo la copertura politica è massima, e sarà decisiva per i dossier che contano, dai negoziati sul prezzo del gas alla riforma del patto di Stabilità: Antonio Tajani agli Esteri è un ex presidente del Parlamento europeo, Raffaele Fitto agli Affari europei è il pilastro delle relazioni europee di Meloni nel gruppo dei Conservatori e riformisti.

Fabio Panetta è rimasto nel board della Bce, ma da possibile, futuro governatore della Banca d’Italia ha soltanto interesse a consolidare le buone relazioni con Meloni e il governo.

Resta da capire chi, in una compagine così strana, darà la linea sull’economia. Soltanto Meloni, par di capire, magari previo consulto col predecessore Mario Draghi.

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