Alla tavola dove si serve quel che resta del M5s si stanno accomodando vari commensali, alcuni rosi dal risentimento covato almeno dall’anno del successo elettorale di quel non-partito plebeo. Italia viva di Matteo Renzi è il gruppo più gratificato dalla guerra tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte, e il più lesto ad approfittare, come si intuisce da quel che sta succedendo a Bologna e che è sintomo di un cambiamento nel panorama politico futuro.

Nel capoluogo emiliano, le primarie di coalizione del centro-sinistra sono state appena vinte da Matteo Lepore con un posizionamento a sinistra e l’alleanza con i pentastellati (e la benedizione di Conte). Ma in ore recentissime, la leader sconfitta, Isabella Conti di Italia viva, ha rotto il silenzio per far sapere che il suo sostegno al candidato sindaco Pd è incompatibile con l’alleanza coi Cinque stelle. E il segretario del Pd Enrico Letta, consapevole dei rischi che il terremoto grillino avrà sul futuro del centro-sinistra e del Pd, si è proprio in questi giorni espresso a favore dell’unità tra Lepore e Conti.

Insomma, le geometrie elettorali del futuro prossimo si stanno ridisegnando in vista della frantumazione del corpaccione dei Cinque stelle.

È fuori di dubbio che i più soddisfatti siano i centristi (renziani e calendiani) perchè lo sbriciolamento dei potenziali alleati del Pd rende i loro piccoli numeri relativamente un poco più grandi, comunque utili a trascinare il Pd più al centro, come volevano.

Quel tremendo 4 marzo 2018, giorno del voto e della batosta per il Pd, sta per essere vendicato: è venuto il momento di lasciar perdere i popcorn e chi era in platea può salire sul palco come protagonista.

Ma al tavolo di quel che resta dei pentastellati si giocherà a breve un’altra partita, molto importante, quella per il Quirinale.

È un paradosso che sia il passato remoto a decidere del futuro, un 32 per cento di parlamentari espressione di qualcosa che nel paese non c’è più e la cui ombra si estenderà su di noi per i prossimi sette anni. Poco saggi a gestire sé stessi, i Cinque stelle potrebbero farci almeno il dono di un’alleanza capace di eleggere un presidente solidamente democratico. Affinché quell’ombra non anticipi il buio della notte. 

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