Vladimir Putin sparge da tempo i semi della polarizzazione e della discordia in giro per il mondo. Eppure i segnali di avvertimento sono spesso stati liquidati come se si fosse gridato «al lupo, al lupo». Ora il lupo ha attaccato e improvvisamente l’occidente sta capendo cosa ci sia in ballo: il futuro della democrazia, la stabilità dell’Europa, la sopravvivenza del liberalismo come aspirazione. Scosso dal suo compiacimento, l’occidente sembra rispondere con una straordinaria dimostrazione di unità e coordinamento.

La democrazia va difesa prima

Se il mondo vuole diventare più sicuro per la democrazia, questi segnali incoraggianti devono consolidarsi con l’ulteriore isolamento e ostracismo nei confronti di Putin. Deve diventare un parìa internazionale, e questo si può ottenere aumentando le sanzioni, congelando i beni, mettendo alla berlina gli oligarchi, gravitando verso le fonti di energia rinnovabile, rafforzando l’Unione europea e mostrando alla Cina quale costo pagherebbe riproponendo lo stesso schema di Putin a Taiwan.

Eppure l’imperativo immediato deve essere quello di garantire la sopravvivenza di un’Ucraina autonoma e democratica. Anche se Putin sarà fermato, rovesciato o contenuto, l’occidente avrà imparato la lezione nel modo più duro: che la democrazia va difesa molto prima, i segnali di pericolo devono essere presi sul serio.

Basta con gli uomini forti che violano le norme democratiche, smantellano le istituzioni democratiche e producono politiche polarizzate che consentano il radicamento di populisti autoritari. Se c'è un lato positivo nella nuvola che ha oscurato l’Ucraina e l’Europa, deve essere questo: la tolleranza globale nei confronti di autocrati e bulli è giunta al termine. E la comunità internazionale può e si unirà per assicurare che i tentativi di replicare il modello di Putin siano vanificati.

Denise Dresser è professoressa di scienze politiche presso l’Istituto Tecnológico Autónomo del Messico. Questo articolo è stato pubblicato sulla testata online Persuasion. Traduzione di Monica Fava

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