- L’indignazione collettiva per il naufragio di Cutro dimostra che in Italia c’è una pietas che resiste: i bambini non possono morire così, né le loro madri
- I morti in mare erano profughi che fuggivano dalle guerre, di cui i minori sono sempre le prime vittime. Una mostra a Roma illustra ciò che pensano i bambini in guerra e che cosa ci vogliono dire
- Al palazzo delle Esposizioni possiamo osservare il racconto drammatico fatto dai piccoli delle bombe, della fuga, del mare e della ricerca di una nuova casa
«Davanti alle bare bianche dei bambini affogati a Crotone si è sgretolato il racconto cattivista», scrive Flavia Perina sulla Stampa, «quello del disprezzo per i “finti profughi”. Il principio di umanità, per nostra fortuna, resta radicato nelle coscienze italiane. L’Italia non è disumana; davanti a morti innocenti, a morti evitabili, morti senza senso, la pietas e l’indignazione vincono su ogni appartenenza e costruzione ideologica». Non si potrebbe dire meglio. La tragedia che sovrasta So



