- Al di là delle ragioni recondite della mossa di Italia Viva sul ddl Zan, su cui sono aperte le speculazioni, il punto politico è l’intenzione di eliminare dal provvedimento il rimando a “orientamento sessuale” e “identità di genere” come dimensioni della personalità meritevoli di tutela.
- Si tratta, ancora una volta, di rallentare il processo di costruzione di quella che il sociologo Éric Fassin chiama «democrazia sessuale», in cui le norme relative al genere e alla sessualità siano oggetto di discorso pubblico, non traduzione di un presunto «ordine naturale».
- Gli avversari di questo progetto sono noti. Non solo il Vaticano, ma tutte le forze politiche che in Europa sono schierate a difesa della famiglia – s’intende, eterosessuale – come «unità fondamentale delle nostre nazioni».
La storia breve è questa: il ddl Zan aveva i numeri per essere approvato al Senato e ora non li ha più, perché una delle forze che lo ha votato alla Camera, Italia viva, ha deciso di ritirare il suo appoggio. La storia lunga richiederebbe di ricordare, per lo meno, che nel primo passaggio parlamentare fu lo stesso partito, con la deputata Lucia Annibali, a firmare l’emendamento che introduce all’articolo 1 le definizioni di “sesso”, “genere”, “orientamento sessuale” e “identità di genere”, c



