In questi giorni si sta combattendo una guerra sorprendente e inedita tra alcuni potenti hedge fund e un gruppo di “ragazzini” che si sono ritrovati da qualche mese a discutere di finanza nella comunità nata sul SubReddit “WallStreetBets” e poco alla volta hanno deciso di agire sui mercati finanziari per difendere alcune aziende dall’attacco dei fondi di investimento. La più iconica di queste aziende è GameStop.

Ovviamente la questione non è decidere se GameStop merita l’energia dei suoi sostenitori, ma osservare che “i ragazzini” (che non sono tutti solo ragazzini) hanno sfidato l’alta finanza conquistando le prime pagine di tanti quotidiani finanziari.

Tra le analisi che perlopiù sottolineano i limiti di questo “movimento”, c’è un elemento che mi pare poco evidenziato dai commentatori italiani ossia che siamo di fronte al più imponente fenomeno di alfabetizzazione finanziaria della storia.

Tutti investono 

Due anni fa una delle più importanti piattaforme di trading mondiali, Charles Schwab, ha deciso di azzerare i costi delle intermediazioni, comprare e vendere azioni non costa più nulla. Non solo ma, se un’azione è troppo costosa, ne puoi comprare una frazione. E questo sia che tu voglia diventare un minuscolo investitore, sia che tu voglia solo possedere un pezzettino della tua piattaforma o del tuo brand preferito perché vuoi sostenerli ed essere parte del loro successo.

Da questo momento, inevitabilmente comincerai a seguirli e osservarli con pathos e attenzione. È solo il primo passo, ma da questo ne possono seguire molti altri che portano lontano.

Nel 2020 sono arrivate Robinhood e il Covid-19. Una volta che tutti sono liberi di comprare le azioni di quelle società di cui comprano prodotti e servizi, allora l’accesso a questo diritto deve essere facile. Robinhood è l’app che ha spopolato lo scorso anno, complice la pandemia, i lockdown e, dicono alcuni, la sospensione delle scommesse sportive. Milioni di persone si sono messe a “giocare” con questa nuova possibilità, comprando e vendendo azioni e derivati.

Qui inizia lo scandalo. Perché è opinione comune che economia e finanza siano difficili e pericolose, che solo pochi possano capire, mentre tutti gli altri dovrebbero lasciar stare. Peccato che giocare sia al contrario una formidabile forma di apprendimento.

Quando si gioca si può perdere o farsi male, ma proprio per questo giocando si impara.

Sbagliare per imparare

Questa moltitudine di nuovi investitori ha giocato e imparato. In modo ingenuo e scomposto. Facendo errori e seguendo convinzioni grossolane. Ma sono entrati e hanno capito che tra le loro e le istituzioni finanziarie c’era meno distanza di quella che pensavano. E che da dentro potevano iniziare ad agire e a sostenere le proprie convinzioni.

Lo abbiamo visto succedere almeno dal Sessantotto in poi.

Una generazione comprende il proprio di diritto/dovere di agire e, agendo, rischia, sbaglia, si fa male ma impara. Impara anche le sfumature che rendono l’ideale troppo ingenuo per esaurire la complessità del reale. Questa guerra dice che per la prima volta questo sta accadendo per l’economia e la finanza.

I danni che nascono dal vuoto di cultura e informazione economica e finanziaria sono sotto i nostri occhi ma non se ne discute abbastanza perché ci è stato fatto credere che, siccome economia e finanza sono molto difficili, dovevamo affidarci a dei professionisti e lasciar fare senza preoccuparci di capire cosa stavano facendo.

Ma affidarsi senza capire non è una buona cosa, soprattutto perché i fondamentali non sono per nulla difficili da capire.

Tante delle disdicevoli vicende che talvolta sono arrivate alla cronaca nazionale (istituzioni che vendono a piccoli risparmiatori “analfabeti” immondizia inqualificabile) vengono da qui.

Ecco, tra mille errori e ingenuità, questa generazione sta dicendo: grazie, abbiamo capito. Se dobbiamo farci male, ci facciamo male da soli. Ma almeno avremo imparato. E da ora in avanti faremo meglio.

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