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Il centro della politica oggi è Davos con Xi Jinping, non il Quirinale

  • Nei suoi anni al potere Giuseppe Conte è stato indicato alla presidenza del Consiglio da due forze antiglobaliste e sovraniste, poi da palazzo Chigi ha spostato l’Italia nella sfera d’influenza cinese aderendo – unico tra i leader occidentali – alla Nuova via della seta.
  • Poi è diventato il beniamino di Trump, il presidente americano che ha scatenato una guerra commerciale suicida di dazi contro Pechino. 
  • Infine, si è allineato con la Germania nel difendere la tecnologia 5G, senza seguire Washington nell’ostilità totale a Huawei.

Mentre tutti noi guardiamo al Quirinale, come se dalle dinamiche sempre più indecifrabili della crisi di governo dipendesse il nostro futuro, ci perdiamo quello che succede a Davos. Per anni la convention Svizzera è stata il ritrovo di una superclass mondiale che celebrava se stessa, simbolo di un Occidente ricco e ipocrita che promette prosperità a tutti ma produce soprattutto disuguaglianze. I simboli però sono importanti, lo sa bene Xi Jinping, il presidente cinese che ieri ha dettato da D

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