Il Covid 19 ha mandato in pezzi la coppia liberal-democratica che univa economia di mercato e democrazia. Si tratta di una relazione già in crisi da tempo, da quando -grazie alle opportunità offerte dalla globalizzazione- i regimi autoritari si sono impadroniti del liberismo.

Sono in gioco i fondamenti dell’economia mondiale: oggi i regimi autoritari sono autorizzati ad operare nel libero mercato e partecipano alla regolazione della competitività e della crescita.

Gli esempi miglioro sono Cina, Russia o Turchia ma ce ne sono tanti altri. In altre parole i regimi si sono appropriati del nostro sistema senza tuttavia trasformarsi in liberal democrazie. I liberali e i liberisti nostrani stanno disperatamente tentando di negarlo ma la conseguenza è un divorzio tra democrazia e mercato.

Pur usando gli strumenti della libertà economica e pretendendo di essere trattati alla pari, tali regimi restano oppressivi e legati all’economia di Stato, il che permette loro quella maggior resilienza di cui gli occidentali sono privi.

Se il liberismo divorzia dalla democrazia e si lega alle autocrazie, in prospettiva non c’è più garanzia che il mercato sia orientato al bene comune e non manipolato ad altri scopi. Svanisce cioè ogni forma di controllo democratico in favore di interessi di parte.

Davanti alle crisi il liberismo contemporaneo ripete sempre la stessa vecchia ricetta (“crescita, crescita!”) senza ammettere l’evidenza: la crescita non basta più. L’attuale economia di mercato non protegge il lavoro (né i lavoratori) e si piega davanti al più forte.

Le grandi aziende dei social media, per esempio, si inchinano davanti ai diktat di Pechino o Mosca, autocensurandosi. Al contempo rifiutano alle democrazie ogni tipo di limitazione e anche di pagare le tasse. Grandi società transnazionali accettano dai regimi regolazioni che rifiutano in Occidente. Tale disparità è divenuta inaccettabile.

I sovranisti nostrani hanno buon gioco a dire che questo tipo di economia di mercato non è “patriottica” ma si rivelano ipocriti perché sono loro i migliori alleati dei regimi autoritari. Il punto vero è come ridare all’Occidente il controllo del sistema che ha creato.

L’idea del neo eletto presidente americano Joe Biden di convocare un’alleanza mondiale delle democrazie va in questa direzione. Le autocrazie hanno intrappolato Usa e Europa al loro stesso gioco: fanno finta di seguire le regole di mercato ma continuano ad abusare del potere sovrano, comprese minacce militari.

Ciò che serve è un’economia di nuovo sensibile ai valori della democrazia. Non siamo più a “stato vs mercato” ma a “democrazia vs mercato”, il che rappresenta un fatto intollerabile. In mani totalitarie il mercato sta dando il peggio di sé aumentando le disparità.

Un’economia di nuovo alleata con la democrazia mette al centro la lotta alle diseguaglianze, non si piega all’idea della sostenibilità finanziaria a tutti i costi, tiene conto delle esigenze di welfare per tutti i cittadini e non si lascia manipolare come fosse un’arma.

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