C'è voluta una pandemia per insegnarci a lavarci le mani e a non toccacciare e sputacchiare sul prossimo: figuriamoci se non arrivava il galateo sanitario per sopravvivere al campo minato di un cenone coi parenti. Adesso che Luigi Di Maio ci “permette” addirittura di spostarci fuori regione non abbiamo neanche più quella scusa, e sarà terribile soprattutto per gli emigrati al nord: il primo Natale in cui i parenti di Potenza o Caltanissetta potranno vendicarsi della degnazione degli anni passati. «Ma che stai a fare a Milano? Non c'è niente, è pure pericolosa».

Per fortuna ci hanno pensato i virologi – sicuramente cervelli in fuga – con una serie di regole astutamente spacciate come anti-covid, ma efficaci anche per vedersi al massimo su Zoom anche nei Natali futuri.

Niente abbracci e un metro e mezzo di distanza, e questo era ovvio. Scrivere il nome sul bicchiere per non confonderli, in modo da umiliare i cugini “Assia” e “Jerry”, affinché non dimentichino di essere Assunta e Calogero. La persona designata a mescere il vino - l'unica a toccare le bottiglie - sia il cognato ex-alcolista.

Giacché si consiglia di invitare solo persone già conviventi, rammaricarsi con gli zii per l'assenza dei rispettivi amanti che incontrano ogni sera nel noto parcheggio.

Mascherine obbligatorie, ma complimentate vostra cognata per non aver comunque risparmiato sul botox e vostro fratello perché finalmente non lo si vede più respirare con la bocca aperta.

Almeno due finestre aperte, possibilmente in direzione dei più anziani o cagionevoli. Tavolo separato per i bambini, ma voi proponete anche di imbavagliarli per vostra e loro sicurezza.

Infine i virologi consigliano anche evitare cori di canzoni natalizie: ma se davvero siete soliti cantare Bianco Natale tutti assieme avete problemi forse più gravi del virus, secondo me.

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