- Il M5s per almeno due lustri è stato insieme l’acme dell’antipolitica e dell’iper-politica. Proprio l’inclusione, l’utopia della partecipazione sempre e a tutti i livelli istituzionali, ha rappresentato il mito e il rito fondativo del sedicente non partito
- Nemmeno nella forma, il partito, è diverso dagli altri. Non lo è per i temi che tratta, per come li affronta, né per l’organizzazione o per la classe dirigente, variamente in-competente
- Un partito che occupa interi gangli della burocrazia ministeriale, ma pretende di essere altro e persino altero, nonostante alcune lacunose carenze fondamentali
Il populismo è un fiume carsico nella storia dell’Italia. Dall’Uomo qualunque di Guglielmo Giannini passando per Antonio Di Pietro e Silvio Berlusconi fino al Movimento 5 stelle. Guidato, fondato e posseduto da Beppe Grillo, per almeno due lustri ha rappresentato l’acme dell’antipolitica e dell’iper-politica al tempo stesso. Stretto tra detrattori e apologeti, il M5s è stato disegnato variamente come il male assoluto (ma necessario) e il bene (inutile) della chimera partecipativa. Proprio l’inc



