Da giorni economisti come Paul Krugman discutono su Twitter sull’opportunità o meno di fissare per legge alcuni prezzi come risposta all’inflazione. L’Italia è un utile laboratorio, con l’annuncio del commissario all’emergenza Covid Francesco Paolo Figliuolo di imporre la vendita delle mascherine Ff p2 a 75 centesimi in farmacia.

La logica sottostante, rivendicata per esempio dal vicesegretario del Pd Peppe Provenzano, sembra filare: se il governo impone un maggiore uso di mascherine ad alta protezione Ffp2 (per esempio a teatro o al cinema), allora deve permettere a tutti di poterle acquistare, fino a esaurimento scorte.

Un aumento della domanda imposta per legge, finirebbe altrimenti per generare un aumento dei prezzi enorme, visto che la domanda diventa meno elastica, cioè risponde meno a variazioni di prezzo.

Anche in buona fede, i tanti Provenzano del web sembrano pensare che la politica sia più forte dell’economia. Ma è così?

Il mercato della produzione di mascherine Ffp2 sembra operare in una concorrenza perfetta simile a quelle dei libri di testo: sono beni facili da produrre e che da due anni hanno una domanda mondiale. Infatti, i più svariati imprenditori e imbroglioni sono entrati nel settore.

A respirator KN95 on the Europe map. Photo/Jiri Vrnata (CTK via AP Images)

Le Ffp2 dovrebbero quindi ormai essere vendute a prezzi uguali al loro costo marginale: produrre una mascherina in più significa operare in perdita, venderla a un centesimo in più equivale a lasciare quote di mercato al concorrente.

Che la situazione sia più o meno questa, lo conferma Amazon, dove le Ffp2 si trovano anche a 50 centesimi l’una. Pure in molti supermercati venivano già vendute a meno dei 75 centesimi ora annunciati dal governo.

Quindi che bisogno c’era del tetto al prezzo? In questo contesto un aumento di domanda, a fronte di un’offerta all’apparenza priva di restrizioni, si traduce in un aumento di produzione a prezzi sempre bassi, uguali al costo marginale. Ma anche il diavolo dell’economia sta nei dettagli.

Il prezzo calmierato vale nelle farmacie, non ovunque. Perché? Evidentemente, finora i farmacisti vendevano le mascherine a prezzi molto superiori al loro costo marginale, con ampi margini di guadagno. Non solo: governo, ma anche associazioni di categoria, sembrano assumere che di fronte a un aumento di domanda i farmacisti sarebbero stati incapaci di aumentare l’offerta (o tentati dall’alzare i prezzi).

Due indizi che rivelano la bassa efficienza del modello attuale delle farmacie e l’alto potere di mercato dovuto al fatto che il settore è organizzato in monopoli locali garantiti per legge.

Altro dettaglio rivelatore: l’obbligo di Ffp2, e la conseguente domanda aumentata, vale dal 24 dicembre. L’accordo per il prezzo calmierato è stato annunciato il 3 gennaio, ma non è ancora in vigore, le singole farmacie possono aderire, ma non tutte lo faranno (neanche è chiaro se sia obbligatorio).

In pratica le associazioni di categoria e il governo hanno organizzato una fenomenale campagna di comunicazione che finora ha avuto il solo risultato di far pensare agli italiani che la farmacia sia il posto dove è possibile comprare le mascherine al prezzo più basso (non è vero) grazie a un intervento per legge (al momento privo di effetti). Pubblicità ingannevole.  

I risparmi per i cittadini sono tutti da dimostrare, i benefici per le farmacie, che avranno un ulteriore flusso di clientela in negozio, evidenti.

Il prezzo calmierato delle Ffp2 non certifica la supremazia della politica sulle logiche dell’economia, ma la sua sottomissione a quelle delle corporazioni titolari di rendite di posizione (e voti).  

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