C’è un fatto non sufficientemente messo in luce dagli osservatori di cose comunitarie, accaduto durante l’ultimo consiglio europeo dei 24 e 25 giugno scorsi: il rifiuto della proposta franco-tedesca di organizzare un vertice euro-russo con Vladimir Putin in settembre. In genere quando Francia e Germania si mettono in testa di fare qualcosa, gli altri seguono: una volta bastava una lettera congiunta ai restanti stati membri per procedere.

Forse all’epoca di Kohl e Mitterrand era tutto più semplice a causa del numero ristretto di membri dell’Unione: oggi a 27 è tutto molto complicato. Ma non si tratta solo di numero dei partecipanti: è la loro crescente estraneità politica a preoccupare.

Fatto sta che, dopo ore di dibattito, Angela Merkel ed Emmanuel Macron si sono visti respingere la proposta senza formule di compromesso: una cosa mai vista.

Trattandosi per la Merkel dell’ultimo vertice europeo prima delle elezioni tedesche di settembre, si tratta di un lascito amaro dopo 16 anni di leadership indiscussa.

Come registra su Le Monde la politologa francese Sylvie Kauffmann, Merkel lascia la scena su due rovesci diplomatici: questo del vertice con i russi e quello dell’accordo sugli investimenti con la Cina.

E’ noto che durante il suo semestre di presidenza del consiglio europeo (luglio-dicembre 2020), l’anno scorso la Germania fece di tutto per strappare un sì all’accordo da parte degli altri stati membri.

La ratifica avvenne durante una videoconferenza assieme al leader cinese Xi Jin Ping il 30 dicembre 2020, penultimo giorno del semestre tedesco. Che le cose fossero più complicate di quanto previsto a Berlino, ci pensò a dimostrarlo il parlamento europeo che contestò subito e senza remore l’accordo.

Quest’ultimo oggi si trova in una situazione di morte prematura, vista l’opposizione sorda e crescente da parte degli altri governi. Praticamente oggi l’Europa rinnega la firma apposta solo sei mesi fa: un fatto che non depone bene sulle deliberazioni del consiglio. Un caso simile si ritrova solo per la politica migratoria: ben sappiamo quanti accordi, nei tre anni appena trascorsi, sono rimasti lettera morta.

Russia e Cina continuano dunque a dividere l’Europa, soprattutto a causa di divergenze economiche: in buona sostanza la Germania è l’unico paese europeo a guadagnarci davvero dagli scambi commerciali con i due colossi.

Tuttavia non esiste solo un tema di compatibilità commerciale: ce n’è anche uno che attiene alla geopolitica delle emozioni e delle identità storiche. Nulla – almeno per ora – potrà convincere gli stati dell’ex Europa dell’est che la Russia non rappresenti una minaccia, che alcuni sentono come esistenziale.

La rilettura che a est di Berlino si fa della storia del secolo scorso (e per taluni anche di quello antecedente) porta con sé –a torto o a ragione- un tenace sentimento anti-russo.

Dopo l’Ucraina

L’idea di Angela Merkel si basava su una giusta intuizione: la ripresa delle relazioni Russia-Ue, dopo il loro congelamento nel 2014 causato dalla guerra di Ucraina e dall’annessione della Crimea, avrebbe potuto portare ad un generale appeasement nel continente, permettendo tra l’altro agli europei di non perdere terreno diplomatico rispetto all’America di Biden.

Macron non ha potuto che felicitarsi dell’iniziativa visto che lui stesso tenta un riavvicinamento con i russi almeno da due anni, ancora senza risultati probanti.

Tuttavia i due leader non avevano fatto i conti con le percezioni degli altri stati membri nordici ed est europei, con l’aggravante di aver omesso di informarli prima.

Subito Polonia, baltici e Svezia si sono opposti all’idea e per affondare l’iniziativa non c’è stato nemmeno bisogno di altre possibili contrarietà (ungheresi, rumeni, bulgari ecc.).

Molti stati membri pensano che l’idea corrisponda agli interessi economici tedeschi (vedi raddoppio del Nord Stream2), mentre per loro la vicinanza russa è avvertita in tutt’altro modo. Non c’è fiducia dunque tra alleati dell’Unione, anche per una mancanza di approfondito dialogo interno su tali temi.

Parallelamente alla ripresa del dialogo Usa-Russia, un dialogo euro-russo sarebbe non soltanto molto utile ma vitale. Si tratta di un tema su cui il governo italiano deve spendersi all’interno dell’Unione, mediando allo scopo di riaprire al più presto un canale proprio tra Mosca e Bruxelles.

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