Qual è lo stato di salute del sistema-mondo attuale? Le traiettorie economiche sono orientate alla crescita o al declino? Le realtà sociali delle varie nazioni mostrano segnali di tenuta o evidenziano dinamiche di rottura?

L’unità d’analisi del mutamento sociale non è, secondo il sociologo americano Immanuel Wallerstein, lo stato, la nazione, il popolo, perché l’azione sociale che si svolge al loro interno dipende sempre dal funzionamento di entità più vaste. Il punto focale è il sistema sociale, un’entità caratterizzata, secondo Wallerstein, dal «fatto che la sua vita interna è in gran parte autonoma e la dinamica del suo sviluppo è in gran parte interna».

Osservando la realtà globale e quella italiana da questa prospettiva e avvalendoci dei dati 2024 di Ipsos global advisor in 28 paesi, possiamo osservare quale sia lo stato di salute del sistema-mondo oggi. Per rendere l’analisi semplice possiamo avvalerci di due indicatori: quanto i cittadini di ogni nazione avvertono il proprio paese in declino e quale è il livello di rottura della società che è avvertito dalle persone nei diversi stati.

Segnali di declino

I paesi del mondo capitalistico giudicati in salute e non in declino sono in pochi. Al primo posto brilla, per dinamismo, Singapore con solo il 30 per cento dei suoi abitanti che percepisce la realtà locale in decadenza. Contenuto livello di degradamento è avvertito anche in Polonia (36 per cento), Indonesia (42), Messico (45), Australia (48) e Belgio (49). In vetta alla classifica della percezione di declino ci sono il Sudafrica (72 per cento), l’Olanda e la Svezia (71), la Francia (70), la Gran Bretagna e il Giappone (68).

In Germania il 63 per cento dei cittadini ritiene il proprio paese in decadenza, mentre in Italia è il 61 per cento. Seguono Spagna e Stati Uniti con il 59 per cento.

Segnali di declino arrivano sia per l’India e il Canada (54 per cento), sia per il Brasile (53 per cento). Il quadro complessivo, con la media del 58 per cento dei cittadini che, nei vari paesi monitorati, giudicano in declino le società locali, porta alla luce un complessivo giudizio di crisi, insoddisfazione e criticità del sistema-mondo attuale.

Le dinamiche non sono omogenee. Ci sono paesi che hanno subito nel corso dell’ultimo decennio processi di involuzione marcati e altri che, in passato bassi, stanno recuperando posizioni.

Processi di decadenza marcati li incontriamo in Svezia (il dato di declino, tra il 2016 e oggi, è passata dal 53 al 71 per cento), in Francia (dal 58 del 2021 al 70 di oggi), in Gran Bretagna, la caduta è stata marcata, passando dal 57 per cento del pre Brexit al 68 odierno. In Giappone il livello di decadenza ha subito una vera e propria impennata, volando dal 40 per cento del 2016 al 68 per cento di oggi. Analoga dinamica la registriamo in Germania che è scattata dal 47 per cento di otto anni fa al 63 odierno.

Solo l’Italia e la Spagna segnalano dinamiche in rallentamento. In entrambi i paesi c’è stato un processo di riduzione dei segnali di decadenza, scendendo dal 73 per cento al 61 per l’Italia e dal 69 al 59 per la Spagna.

La tenuta sociale

Se passiamo dal tema del declino a quello della percezione di tenuta o rottura della società, il quadro mostra segnali di compattezza per il nostro paese, mentre le dinamiche globali, specie nei paesi occidentali, sono orientate all’incremento delle forme di rottura della coesione sociale. A guidare la classifica della tenuta sociale è sempre Singapore, con il 27 per cento di residenti che valuta in frantumi il quadro sociale locale.

L’Italia è il secondo paese per resilienza e compattezza della società, con il 40 di persone che avverte segnali di rottura. Le altre nazioni in cui la società appare, pur con contraddizioni, ancora solida sono: Polonia (41 per cento), Indonesia e Corea del Sud (42), nonché Giappone e Malesia (44). Gravi segnali di rottura, invece, sono presenti in Sudafrica (76 per cento), Svezia (73), Ungheria (69), Germania e Olanda (67), Stati Uniti (65), Francia (64), Brasile (62) e Spagna (56 per cento).

Quarant’anni di liberismo sfrenato, di crescita delle distanze sociali, di distruzione dei sistemi di welfare state, hanno portato a una profonda crisi dei sistemi sociali e del modello di sviluppo. L’Italia mostra segnali positivi di tenuta della compattezza sociale e di riduzione della sensazione di declino.

Al contempo, però, ci sono fattori che non fanno dormire sonno tranquilli: aumento delle disuguaglianze sociali, infragilimento del ceto medio, crescita della violenza, cagionevolezza della crescita economica e della qualità del lavoro, sono mine vaganti, pronte ad esplodere e a far invertire la tendenza in atto.

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