Tra le innumerevoli fregature che ci hanno rifilato gli Stati Uniti nell’ultimo secolo ce n’è una che invece è perfetta per descrivere l’Italia, paese il cui fuso orario è da sempre impostato sull’ora del cialtrone.

È una di quelle bellissime locuzioni di cui gli americani sono maestri: quando un incompetente continua a commettere errori ma invece di essere licenziato riceve appoggi e promozioni, gli americani dicono che è un chiaro caso di failing upwards, cioè di uno che sta cadendo in alto, cioè la versione insopportabilmente entusiasta e yankee del nostro più triste e ministeriale “cadere in piedi”.

Nel 2020 italiano nessuno è caduto in alto quanto Domenico Arcuri, boiardo antigravitazionale in purezza appena nominato – per lo sgomento di chiunque si interessi di satira in questo paese – responsabile del Piano nazionale di distribuzione del vaccino anti Covid.

Un vaccino che come ci spiegano gli specialisti del mettere-le-mani-avanti non solo non è ancora stato ultimato, ma dovrà anche essere prodotto e distribuito in fretta e in quantità mostruose, e ogni nazione del mondo sarà disposta a usare le tisane al polonio contro chiunque pur di accaparrarsene quante più dosi possibili, dosi che però sono delicatissime e per l’intera trafila dovranno essere sempre conservate a meno 80 gradi o altrimenti sarà il disastro: insomma una edizione distopica di Giochi senza frontiere però con Arcuri al posto del più affidabile e affabile Jocelyn.

Jocelyn che dopo mesi di invisibile lavoro non direbbe mai «non abbiamo i freezer» come concluderà senza dubbio Arcuri nella immancabile conferenza stampa in cui sarà sicuramente colpa della Indesit o della Electrolux.

Dalle mascherine ai banchi

Nominato in marzo Commissario straordinario per il contenimento e il contrasto del virus (titolo favoloso, da romanzo di Bulgakov), Arcuri ha passato il 2020 a confermare la sentenza emessa su di lui da Giorgio Gandola: «L’unica emergenza gestita finora da Arcuri riguarda una macchia sulla cravatta di Hermès durante un cocktail».

Quando in aprile era chiaro che le mascherine fossero ancora introvabili o smerciate a cifre da eroina purissima, Arcuri si mette in testa un’idea meravigliosa: calmierare il prezzo contro i perfidi speculatori. Ogni mascherina 50 centesimi: «Così ogni papà potrà comprare con un euro due mascherine ai suoi figli».

Arcuri lavora così tanto che evidentemente non ha mai sentito nominare il patriarcato o che parlare da papà porta malissimo, come sa bene Matteo Salvini. E infatti è scoppiata la solita commedia all’italiana, tra Iva non calcolata, commercianti furiosi in perdita e industrie tessili riconvertite che bloccano la produzione perché non gli conviene.

Eppure era cominciata benissimo, con Arcuri sboronissimo in conferenza stampa contro «i liberisti che emettono sentenze dal divano con il cocktail mano» (quella cosa dei cocktail doveva essergli rimasta qua e non vedeva l’ora di vendicarsi). E comunque «è colpa dei farmacisti».

Con le mascherine d’aprile è andata male, ma per fortuna a maggio Arcuri annuncia il debutto di Immuni, la app efficiente come l’oroscopo o Padre Pio: funziona solo se ci credi moltissimo.

In estate il Commissario non riposò, consapevole della prossima grande sfida: riaprire le scuole. Ma come? Cosa tutelerà studenti e insegnanti? Non lo sapremo mai, il genio non si cura di queste pedanterie, il genio vuole solo sé stesso e i banchi dinamici.

I leggendari banchi a rotelle dovevano essere l’ultimo chiodo nella bara per la carriera del Commissario. Ma Arcuri cade sempre più in alto, e dopo un’estate di bandi, controbandi, ritardi, i banchi a rotelle saranno forse pronti per i Giochi Paralimpici invernali Milano-Cortina del 2026. Quando in conferenza stampa Arcuri si farà un autoencomio per la sua visione così inclusiva.

E oggi eccoci qua, a dipendere dal Commissario per il vaccino game changer. A fine anno arriveranno le prime dosi. Al massimo in primavera. Ah, ma in estate saremo tutti vaccinati. Ah ma vedrete che natale libero e bello nel 2021!

Finirà come sempre è finita: tra cinque anni, dopo essere andati a farci la puntura in Svizzera o in Croazia, potremo finalmente vederci per la cena di Capodanno. E commossi guardare tutti assieme il discorso di fine anno del presidente della Repubblica: un certo Domenico Arcuri, failing upwards verso le stelle e più in là.

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