Quando nel secolo scorso economisti e politologi tentavano di prevedere come sarebbe andata nel nuovo millennio la parola magica era Automazione: la maggior parte del lavoro l'avrebbero svolta i robot, mentre gli umani si sarebbero finalmente potuti dedicare ad altro.

Sarebbe stata la società del Tempo Libero. Con ingenuità ci eravamo immaginati un mondo di pittori, poeti, ballerini di breakdance. Avevamo dimenticato che l'inferno sono gli altri, soprattutto quando gli altri hanno troppo tempo libero, il wi-fi e nessun turno in fabbrica la mattina dopo.

Abbiamo trascorso queste feste dividendoci così tra due scandali: Grease è opera misogina e razzista; il formato di pasta “Abissine” celebra l'orrore coloniale (lo sgomento mensile del “popolo della rete” per il fatto che l'Italia abbia avuto delle colonie andrebbe studiato da uno bravo).

Queste due ficcanti opinioni ci hanno intrattenuto sui social e sui giornali, screditate o argomentate ma sempre amplificate dal consueto subappalto dell'indignazione di quelli che ci tenevano a far notare che invece erano fake news acchiappa-click e che dovevamo invece parlare dei vaccini o di Donald Trump.

Il dramma è che entrambe le tifoserie – quelle che combattevano la pasta e John Travolta, quelle che combattevano la disinformazione - erano convinte di fare del bene al prossimo, di correggere gravi storture, di essere eque e solidali, nel delirio del troppo tempo libero aggravato dalla pandemia.

Pandemia che qualcuno aveva previsto già nel secolo scorso. Ma nessuno aveva previsto che in questo secolo ci saremmo infettati tutti anche col verme solidario preso su Internet.

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