Perché gli incontri di Matteo Salvini con l’ambasciatore russo sono un problema? Per tre motivi. Il primo è che tra Italia e Russia è sceso il gelo dopo l’aggressione all’Ucraina. Non per nulla l’ambasciatore della Federazione russa non è stato nemmeno invitato al tradizionale incontro con le rappresentanze diplomatiche al Quirinale in occasione della ricorrenza del 2 giugno.

Qualunque incontro con un rappresentante di uno stato che stiamo “combattendo” – visto che mandiamo armi all’Ucraina e approviamo sanzioni durissime – non può che avvenire a livello governativo o con l’esplicito via libera dello stesso governo. E qui viene il secondo motivo, e cioè l’opacità del detto e non detto tra lo stesso Salvini e i massimi rappresentanti del governo italiano.

Che il nostro esecutivo fosse a conoscenza delle visite di Salvini è fuori di dubbio perché l’ambasciata russa è un luogo attentamente sorvegliato dalle nostre forze di sicurezza, per mille e un motivo. E se gli italiani si erano distratti un attimo, gli americani erano lì a supplire. Per cui, delle due l’una: o Draghli è stato tenuto all’oscuro di queste visite, il ché pone un bel problema di affidabilità e di efficienza dei nostri servizi, o il governo ha lasciato fare per vedere cosa succedeva o per non irritare un partner della coalizione di maggioranza. Ma palazzo Chigi non può cadere dalle nuvole: ne va della sua credibilità.

Legami pericolosi

Infine, e qui viene il problema più importante, come impedire che i veri putiniani d’Italia, e cioè la coppia Salvini-Berlusconi, continui a inquinare la politica estera italiana. 

Silvio Berlusconi, che è stato il candidato ufficiale del centrodestra al Quirinale, e quindi a capo delle nostre forze armate, in gennaio, negli stessi giorni in cui Putin ammassava truppe ai confine dell’Ucraina, cercava di invitare Vladimir Putin a inaugurare la cosiddetta Università della Libertà di Villa Gernetto. Sembra una cattiveria gratuita nei confronti del Cavaliere e invece è la realtà dei fatti – che dice tutto su quelli che vengono chiamati moderati e liberali.

Poi c’è l’agitato Salvini, leader di un partito che è gemellato con il partito dello zar del Cremlino, Russia unita. Sono due partiti evidentemente accomunati dallo stesso sentire su democrazia e diritti. Come se alla vigilia della Seconda guerra mondiale i laburisti inglesi fossero stati gemellati con i nazionalsocialisti tedeschi.  

Per questi legami la presenza dei partiti di Salvini e Berlusconi nel governo crea un (ulteriore) problema di reputazione alla nostra immagine internazionale. Non esiste alcun paese dell’Unione europea che abbia nell’esecutivo amici di Putin (il caso ungherese è ancora di diverso e comunque non un buon esempio). Questa è la contraddizione che il presidente del Consiglio deve risolvere.

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