Dal 26 luglio 2012 la magistratura si occupa dell'Ilva di Taranto con una girandola di sentenze sul'inquinamento: ordinanze per fermare gli impianti che emettono veleni, ricorsi, sospensive, annullamenti, nuove sentenze. Quello che non funziona è il rapporto dei magistrati con il tempo.

Il 27 gennaio il Tar di Lecce ha respinto il ricorso dell'ArcelorMittal contro un'ordinanza del sindaco di Taranto che imponeva all'acciaieria di mettere a posto il camino E312, in quanto emetteva troppi veleni, oppure di fermare tutta l'area cosiddetta "a caldo". Siccome l'acciaio si fa solo "a caldo" perché nessuno è in grado di fonderlo a martellate, significava fermare tutta l'azienda. ArcelorMittal fa ricorso al Tar e il giudice amministrativo respinge, cioè dice che fa bene il sindaco a chiudere l'acciaieria. Motivazione: "Deve pertanto ritenersi pienamente sussistente la situazione di grave pericolo per la salute dei cittadini, connessa dal probabile rischio di ripetizione di fenomeni emissivi in qualche modo fuori controllo e sempre più frequenti, forse anche in ragione della vetustà degli impianti tecnologici di produzione".

Non entriamo nel merito: il sindaco dice che Ilva inquina troppo, Ilva dice che non è vero, il giudice dà ragione al sindaco accertando una situazione di "grave pericolo". Il punto sono le date. L'ordinanza "trae spunto", spiega il Tar, "dagli eventi di emissioni anomale verificatisi nei giorni 5, 17, 18 e 19 agosto 2019 e relative al camino denominato E312", ma è stata firmata dal sindaco Rinaldo Melucci il 27 febbraio 2020, sei mesi dopo. Il Tar si è pronunciato un anno e mezzo dopo le emissioni anomale dicendo che probabilmente vanno avanti. Non basta. Il giudice amministrativo si appoggia a una sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo (Cedu) che denuncia il “protrarsi di una situazione di inquinamento ambientale che mette in pericolo la salute dell’intera popolazione residente”. Questa sentenza è del 24 gennaio 2019. Sono passati due anni. Adesso la sentenza del Tar sarà impugnata al Consiglio di Stato. Non ci sono termini. La sentenza definitiva potrebbe arrivare fra anni. Il Tar di Lecce sa dunque che l'inquinamento va avanti da anni e ancora per anni proseguirà. Se le cose stanno così, in calce a una sentenza del genere i giudici dovrebbero avvertire i cittadini che la giustizia amministrativa serve solo a far campare giudici e avvocati.

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