La successione del Doge

In Veneto il centrosinistra non ha ancora capito il caso Zaia

LaPresse Massimo Paolone/LaPresse
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Sin dalla campagna elettorale del 2010 Zaia ha costruito gran parte delle sue fortune ergendosi a interprete del senso comune dei cittadini veneti

  • A settembre Zaia ha vinto con il 76 per cento non grazie alla pandemia ma perché è stato un leader molto presente, abile comunicatore, dinamico e moderno ma attento a muoversi entro i solchi tracciati dalla tradizione.
  • In questo contesto, riscoprire i valori di fondo della sinistra sarebbe un’operazione rivolta ad una porzione minoritaria della società locale.
  • È necessario che il centrosinistra si metta in ascolto del Veneto più profondo, offrendo un’idea di cosa questa Regione può diventare in un futuro prossimo su sanità, ripresa economica, lavoro, ambiente e inclusione sociale.

Quella di settembre sembrata l’elezione di un Doge più che di un presidente della Regione. Ma il centrosinistra del Veneto se n’è accorto? Alle ultime elezioni in Veneto il presidente uscente Luca Zaia ha ottenuto la riconferma con 1.883.960 voti, pari allo strabiliante 76,79 per cento dei suffragi, sbaragliando tutti gli avversari. Anche fra le singole liste, è risultata di gran lunga più votata la Lista Zaia Presidente con 916.087 voti (44,57 per cento), seguita dalla Lega Salvini con 347.832

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