La legittimità, non quella normativa e istituzionale, ma quella politica e d’opinione è un congegno delicato, semplice e complesso. È legata al giudizio dei cittadini sul comportamento della classe politica al governo e genera quei sentimenti che orientano nella ricerca delle notizie. Non sono le notizie che istigano i giudizi ma sono questi ultimi che muovono alla ricerca delle notizie.

Questo meccanismo è stato all’origine della diffidenza tradizionale degli scienziati politici e sociali verso la democrazia, un sistema che sembra vivere, ci dicono, di e su pregiudizi ed emozioni piuttosto che riflessioni. Ma quando assistiamo alla performance politica come spettatori di uno spettacolo che non ci vede attori protagonisti – ovvero tra un’elezione e l’altra – siamo istigati a usare il giudizio come una lama che taglia in profondità.

Gli attori sul palcoscenico del potere ne sono consapevoli e cercano di accattivare le nostre simpatie. Nel far questo tirano la corda della legittimità che godono presso di noi “i cittadini ordinari”. E se tirano la corda troppo o provocano le emozioni reattive dei cittadini troppo intensamente, finiscono per rompere il sentimento di concordanza con il pubblico.

Quanto ha inciso l’altalena della “crisi, non crisi, quasi crisi, rischio di crisi” del governo Conte-bis sul sentimento di legittimità di quella parte di classe politica che se n’è fatta protagonista? A giudicare dai sondaggi, il giudizio dei cittadini è fortemente preoccupato dall’eventualità di una crisi di governo. In primo luogo per l’ovvia questione della pandemia, in una fase inoltre in cui la vaccinazione di massa richiedere massima efficienza, certezza e stabilità. In secondo luogo perché non è chiara la ragione di tanto dissenso che contrappone un gruppo, Italia viva, al resto della maggioranza. Parole e fatti ci portano in una direzione che non è foriera di buon giudizio: la direzione del personalismo e dell’interesse di una parte. I leader di Italia viva giurano che la ragione dell’insoddisfazione per la gestione del governo Conte del Recovery plan è alla base della minaccia di crisi. Ma per incidere sulle scelte vi è bisogno del ricatto della crisi? Comunque vada a finire questa brutta vicenda, essa metterà sul tappeto un problema assai crudo: quello di una classe politica, una parte di essa, insensibile ai problemi del paese e molto attenta ai propri – per avere un ministero in più, forse, o portare al governo una specifica personalità o accontentare la propria constituency.

Di questa piccola battaglia di setta si è accorta la stampa estera europea, che ha scandagliato le ragione di tanta tensione intorno a palazzo Chigi per concludere che altro non si vede se non la smodata ambizione del leader di Italia viva.

È prevedibile che questa incertezza e litigiosità che tormenta il nostro paese da diverse settimane inciderà sul giudizio di legittimità del gruppo parlamentare di Italia viva.

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