Ognuno di noi, ogni giorno, ogni settimana, compie un certo numero di azioni ripetute: ci svegliamo, andiamo al lavoro, a scuola, mangiamo, andiamo in bagno, (ogni tanto) leggiamo un libro, (spessissimo) scrolliamo i social sul telefono, andiamo al cinema, facciamo la spesa. La periodicità con la quale ripetiamo queste azioni ci restituisce una fotografia della società e un po’ di noi stessi. Ad esempio, i dati forniti dal recente report dell’Associazione distribuzione moderna (Adm), ci dicono che ogni settimana i cinema italiani staccano 476mila biglietti. Vuol dire che meno di mezzo milione di persone si siede periodicamente davanti al grande schermo. Pochi, soprattutto se paragonati a  quanti sono gli scontrini battuti ogni settimana nelle casse di un supermercato: 60 milioni.

Proviamo pure a tenere conto chi ci va più volte alla settimana e chi solo una e consideriamo che la spesa spesso una persona la fa per l’intera famiglia, stiamo parlando di decine di milioni di persone che ogni settimana frequentano uno dei 25 mila supermercati sparsi per l’Italia. Molti, moltissimi di più di quelli che vanno al cinema. Praticamente ognuno di noi entra in un supermercato almeno una volta a settimana.

Sono ovunque

Ecco perché li troviamo ovunque, grandi, piccoli, medi, giganti. Un giorno sono di un marchio, il giorno dopo scopriamo che quello stesso supermercato è stato acquisito da un altro gruppo industriale e ha cambiato nome. Capita spesso di trovarne diversi a distanza di poche centinaia di metri. Nel mio quartiere, nel municipio VIII di Roma, ad esempio, da qualche settimana ha aperto un grande supermercato, duemila metri quadrati, centinaia di posti auto, un centinaio di addetti e più di 4000 prodotti in assortimento.

E davvero mi chiedo che senso abbia visto che a pochissimi passi da lì ne esiste uno praticamente identico e che, nei prossimi mesi, sempre nello stesso quadrante, ne sorgerà un altro. Mi sono chiesto perché fosse necessario aprire un nuovo supermercato, perché  dovesse essere così grande poi, dato che le ultime tendenze vedono un ritorno dei piccoli formati in città. La risposta l’ho trovata nelle tante persone – molti amici – che hanno iniziato il loro pellegrinaggio verso questo nuovo supermercato (e nuova insegna) alla ricerca dell’offerta migliore. Hanno provato, hanno fatto i conti, hanno testato la carne in offerta, il pesce fresco che “a questo prezzo lo trovi solo lì” e hanno sentenziato: quello è il migliore della zona. Almeno fino a quando non ne sorgerà uno nuovo.

Ecco perché è importante osservare cosa accade all’interno di un supermercato, capire come ci muoviamo lungo i corridoi, dove ci fermiamo, quali offerte ci attraggono, che tipologia di supermercato funziona di più, quale di meno. Pensateci, il supermercato è il luogo che ci conosce meglio. Noi pensiamo di conoscere il supermercato, pensiamo di farci furbi prendendo l’offerta migliore ma stiamo solo dando ulteriori informazioni alle catene della Gdo per interpretare al meglio le nostre esigenze: abbiamo bisogno di risparmiare, c’è l’offerta per noi. Vogliamo fare uno sgarro alla nostra dieta, il settore dei dolci è lì ad attenderci. I nostri figli vogliono una barretta di cioccolata, eccola lì alle casse disposta ad altezza bimbo.

E non è un caso che si tratta di un settore costantemente in crescita. Se sommiamo la spesa che ognuno di noi fa in uno dei punti vendita dislocati in ogni angolo del paese, nelle città, in campagne, nelle province, parliamo di un fatturato di 155 miliardi. Pensate che una nota catena di discount, da sola, negli ultimi cinque anni ha accumulato un utile di 1,2 miliardi di profitti netti. Ecco perché i cinema chiudono mentre aprono in continuazione nuovi supermercati.

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