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La lezione della pandemia: il potere degli scienziati è un rischio per la democrazia

  • La storia di questo lungo anno di pandemia segnala due pericoli: che la scienza sia piegata a servire altri poteri e che assuma in proprio il potere di condizionare le decisioni.
  • Se il disaccordo tra scienziati è inevitabile, la sua spettacolarizzazione induce nel pubblico la fatale sensazione di ricevere, anziché informazioni basate su evidenze, opinioni di parte, dettate da interessi.
  • Se la scienza entra in una contesa di poteri, o si piega all’influenza altrui, smarrisce il suo ruolo, che richiede imparzialità, libertà e non impegno nel campo politico.

Il 22 febbraio dello scorso anno, con le «zone rosse» del lodigiano e di Vo’ Euganeo, si inaugurava in Italia, e a catena nel resto d’Europa, la lunga serie di misure eccezionali per il contenimento dell’epidemia di Covid-19 che ha stravolto le nostre vite. Si apriva anche, con ciò, una stagione di relazioni complicate tra politica e scienza, tra deliberazione democratica e sapere esperto. In Germania, il quotidiano Die Welt ha rivelato il lungo carteggio del marzo 2020 tra il ministro dell’I

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