L’incarico affidato a Mario Draghi non deriva da una situazione drammatica e di crisi incombente. Ben peggiore era la fase della scorsa primavera quando imperversava la pandemia senza sapere come gestirla, e la mutualizzazione del debito dei paesi europei e il Recovery Plan erano di là da venire.

Ora la pandemia in Italia è sotto controllo meglio che negli altri paesi e il ritmo delle vaccinazioni è il più spedito di tutta Europa. Infatti i sondaggisti sottolineano come i sentimenti di paura e frustrazione siano diminuiti nettamente.

Sul fronte economico avremo di fronte mesi difficili sul piano dell’occupazione ma anche una quantità di risorse mai vista prima per farvi fronte. Non dovrem(m)o fare interventi lacrime e sangue.

Il futuro governo Draghi ha la strada in discesa. Anche per le indubbie capacità del premier incaricato di mettere in campo un ottimo piano di utilizzo dei fondi europei. Ma i problemi in agenda non sono solo questi.

Per quanto decisivo, il Recovery Plan, peraltro già impostato nelle sue grandi linee, non può occupare tutto lo spazio della politica. Immigrazione e fisco, sicurezza e welfare, salute e scuola sono alcuni degli infiniti temi di cui si dovrà occupare il futuro governo.

Su queste e altre questioni si sono divisi i partiti e hanno creato alleanze contrapposte. L’equilibrio raggiunto faticosamente, e imprevedibilmente, tra una destra politicamente e ideologicamente molto più coesa di quanto non appaia a prima vista, e una sinistra inedita con il trascinamento dei 5 stelle verso europeismo, riformismo e pragmatismo grazie all’azione maieutica del Pd, rischia di saltare in una notte dove tutti i draghi sono grigi.

Invece la politica, la buona politica, esige scelte chiare, nette. Non c’è niente di più illusorio dell’idea che un governo, anche quello dei migliori e dei meglio intenzionati, persegua il bene universale, l’interesse di tutti.

Per quanto voglia essere inclusivo deve prendere una direzione. Salvini e Speranza possono (forse) convivere solo per un tempo e uno scopo ben definiti. Poi la politica deve tornare in campo con le sue fisiologiche divisioni.  

Lo esige la democrazia.

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