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La pandemia impone di rinnovare in fretta la cultura di governo

People, all wearing masks to prevent the spread of the COVID-19, take a ride in a metro in Istanbul, Turkey, Thursday, Dec. 2, 2021. The coronavirus's omicron variant kept a jittery world off-kilter Wednesday, as reports of infections linked to the mutant strain cropped up in more parts of the globe, and one official said that the wait for more information on its dangers felt like \\\"an eternity\\\". (AP Photo/Francisco Seco)
People, all wearing masks to prevent the spread of the COVID-19, take a ride in a metro in Istanbul, Turkey, Thursday, Dec. 2, 2021. The coronavirus's omicron variant kept a jittery world off-kilter Wednesday, as reports of infections linked to the mutant strain cropped up in more parts of the globe, and one official said that the wait for more information on its dangers felt like "an eternity". (AP Photo/Francisco Seco)

Esiste una qualche ragione per considerare l’inflazione, le grandi dimissioni e una legge di bilancio in salita ancorati al medesimo convoglio? In altre parole, pensare alla pandemia, il “cigno nero globale” comparso a Wuhan due anni fa, che sta producendo una molteplicità di ricadute tali da intrecciare destini dei singoli, scelte esistenziali, dinamiche macro economiche e i processi decisionali di governi

  • Tra aprile e giugno di quest’anno poco meno di mezzo milione di italiani ha abbandonato un’occupazione a tempo indeterminato. Non sono stati licenziati o messi in cassa integrazione ma hanno sottoscritto una lettera di dimissioni.
  • La pandemia ha accelerato la presa d’atto su quale possa tornare a essere la reale gerarchia di valori da preservare nella sfera quotidiana e intima di ciascuno?
  • Senza rinnovare le categorie del pensiero e, dunque, della cultura di governo, camminare in senso inverso ai bisogni di popoli e nazioni più che un rischio è già una certezza. Occuparsene per tempo potrebbe non essere una cattiva idea.

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