Chi vive immerso nel mondo romano dei giornali, o nel suo equivalente contemporaneo che è la bolla di Twitter, finisce per vedere un’Italia diversa da quella reale.

L’Italia dei giornali e di Twitter, per esempio, è piena di no-vax, di no-pass, di sostenitori delle più bislacche teorie sui complotti sanitari. Nell’Italia reale ci sono 46 milioni di persone che hanno fatto almeno una dose di vaccino, quasi 44 hanno già fatto la seconda, mezzo milione pure la terza.

L’Italia dei giornali e di Twitter era destinata a bloccarsi nel venerdì nero in cui il controllo del green pass sul posto di lavoro avrebbe scatenato la rivoluzione degli arrabbiati e la paralisi degli altri. Nell’Italia reale non è successo praticamente nulla.

Sui giornali e su Twitter abbiamo, giustamente, analizzato in ogni dettaglio queste frange neofasciste. Non tanto perché siano emblematiche del sentire comune, quanto perché la loro impunità e spregiudicatezza rivelano sempre qualcosa delle istituzioni, del loro margine di tolleranza, della loro – talvolta – complicità.

Ma poi arriva la piazza di solidarietà alla Cgil per l’aggressione di sabato scorso, con tutti i sindacati confederati e i partiti del centrosinistra, e allora siamo costretti a ricordarci che nel paese reale anche se le forze sovraniste di destra hanno oltre il 40 per cento dei consensi, soltanto la più antica delle declinazioni della sinistra riesce a riempire le piazze più grandi. Mentre il popolo dietro quei figuri di Roberto Fiore e Castellino ammonta a poche decine di energumeni.

Questo paese è refrattario ai cambiamenti, e abbiamo sempre pronta una citazione dal Gattopardo per lamentarcene. Ma tale stabilità è anche una forza, una base che permette di affrontare sconvolgimenti che non lasciano le cicatrici temute da giornali e Twitter, che si tratti di mascherine, lockdown, green pass o magari anche ius soli, legge Zan e tutto il resto.

L’impossibilità della rivoluzione, insomma, forse non è la più nobile delle premesse per una democrazia sana, ma è sicuramente una su cui questa Italia post-pandemica può ancora contare.

© Riproduzione riservata