- I nostri partiti sono stati incapaci di eleggere un nuovo presidente della Repubblica, coabitano malvolentieri in un governo di unità nazionale guidato da un «tecnico».
- I partiti dovrebbero impegnarsi a utilizzare quel che resta di questa stagione di unità nazionale (anche) per riformare sé stessi, e le regole della politica. Dandosi un obiettivo, nel medio periodo: riuscire a formare una classe dirigente radicata e di qualità.
- Sono tre linee di intervento che vanno considerate nel loro insieme. Dietro, c’è un’idea della società, che poi è la stessa che ritroviamo nella maggior parte dei paesi dell’Ue, a cominciare dalla Germania.
La debolezza della politica italiana non ha paralleli in nessun altro paese avanzato. I nostri partiti sono stati incapaci di eleggere un nuovo presidente della Repubblica, coabitano malvolentieri in un governo di unità nazionale guidato da un «tecnico». In tutti gli altri paesi dell’occidente al governo ci sono i politici, espressione diretta dei partiti, al più con qualche limitato innesto tecnico (da noi è il contrario). Ma questa debolezza è un bene o un male per l’Italia? Certo poter dispo


