Il Covid-19 da tragedia immane si sta trasformando in una scusa per tutto: i ritardi di certi uffici comunali nel rilascio della carta d’identità o nelle politiche di sostegno ai ragazzi disabili, i concorsi pubblici semplificati, sono tutti “causa Covid”. Il Covid ha completamente fatto saltare il sistema delle regole, anche sociali.

Causa Covid, i due ultimi governi, Conte e Draghi, hanno derogato a diritti costituzionali teoricamente inderogabili. Sono state limitate le libertà personale, di riunione, di movimento: tutto giustificato dall’esigenza di contenere gli effetti devastanti della pandemia in corso. La Corte costituzionale ci dice che ogni limitazione dei diritti fondamentali deve essere ragionevole per essere consentita: quali dati ha il governo, ad esempio, per mantenere alle 22 il coprifuoco, o per aprire le palestre dal 1° giugno e non dal 30 maggio o dal 5 giugno, o consentire di continuare a occupare abusivamente un immobile di proprietà privata anche in caso di sfratto esecutivo, o per consentire di mangiare nei ristoranti solo seduti all’aperto nonostante, fino a qualche giorno fa, si poteva mangiare anche all’interno dei locali nelle regioni “gialle”. Tutto causa Covid: tutto ragionevole?

Sbilanciamento dei ruoli

Causa Covid il ruolo del governo è diventato ipertrofico, e il parlamento è divenuto semplice spettatore. Se in un primo momento, allo scattare dell’emergenza, si poteva comprendere tale scelta, ora non è più accettabile: in uno degli ultimi decreti legge “causa Covid”, si autorizza il governo a derogare alle leggi del parlamento con una semplice deliberazione del Consiglio dei ministri (altro che Dpcm). Come è stato osservato dagli stessi parlamentari di maggioranza (tra cui Stefano Ceccanti del Pd), questa deroga è una delega in bianco che sovverte il sistema delle fonti del diritto costituzionale.

Mentre il Covid convinceva le istituzioni a derogare a norme costituzionali e a introdurre proroghe ed esenzioni spesso a sproposito (come l’esonero degli obblighi di presentazione della documentazione antimafia per gli aiuti di stato inferiori a 25mila euro), la società osservava confusa fino a comprendere che, causa Covid, forse tutto è possibile. Si è così prodotto un effetto a catena visibile in tutti gli ambiti.

Gli effetti della giustificazione

Qualche giorno fa, Roberto Angelini, musicista nel programma Propaganda Live e proprietario di un ristorante, si è lamentato di aver ricevuto una multa dalla Guardia di finanza perché sfruttava, come ha ricostruito Domani, un lavoratore a nero, senza pagare né contributi né assicurazione. Ai pochi che gli hanno fatto notare l’assurdità della lamentela, ecco la sua giustificazione: c’è il Covid, il ristorante è stato chiuso, quindi tutto è consentito, compreso calpestare i diritti dei lavoratori e assumere, a nero, uomini e donne senza alcuna tutela.

Nelle nostre città sta avvenendo qualcosa di peggio: anni e anni a difendere i beni comuni, il paesaggio, le piazze storiche, e ora ci ritroviamo i tavolini di bar e ristoranti che invadono ogni luogo. Nel centro storico come nei quartieri della Roma “bene”, i ristoratori si fanno la guerra a chi occupa più spazio: dopo aver tolto ogni passaggio sui marciapiedi («c’è la strada, passassero là le nonne coi passeggini»), si rivendica perfino il diritto di occupare quegli spazi che sono stati assegnati lo scorso anno con bandi pubblici ad altri operatori economici. Il motivo? Il Covid che, di per sé, dovrebbe giustificare l’annullamento di ogni gara, e l’avvio di un far west in cui vince chi per primo mette la prima pietra a terra: un ombrellone con base in cemento. E ovviamente non vi azzardate a elevare contravvenzioni per occupazione abusiva di suolo pubblico, che c’è stato il Covid!

Per gli stessi motivi, diversi ristoranti non rispettano il divieto di accogliere ospiti all’interno dei loro locali. Altri hanno interpretato in modo originale il concetto di “luogo aperto”: aprendo finestre e vetrate ecco risolto il problema.

Tanto nessuno controlla ed è questo il punto. La politica discute di allungare il coprifuoco alle 23 o alle 24 ma sembra non essersi accorta che non esiste nessun coprifuoco nelle grandi città: sabato scorso, quasi ovunque, le nostre strade erano invase di persone ben oltre la mezzanotte. Il Covid permette anche questo, non rispettare più nessuna regola. In un paese culturalmente riottoso ad accettare ogni imposizione, dopo questo «Tana liberi tutti!», sarà difficile tornare indietro. E sarà proprio questa la grande sfida del governo Draghi.

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