Il Movimento Cinque stelle ha sempre avuto bizzarri rapporti con i media, dalle lista di proscrizione dei giornalisti sgraditi alle pretese di decidere ospiti e interlocutori nei talk show al supporto di acclarati propalatori di fake news e propagande varie. Come si dice, ognuno è però titolato ad avere le proprie opinioni ma non i propri fatti.

Nell’attacco contro Domani via Facebook, i Cinque stelle distorcono i fatti. Lo spunto è un mio editoriale – Perché il governo Conte ha asservito la ricerca italiana alla Russia? – uscito nei giorni scorsi a commento dell’inchiesta di Andrea Casadio sugli strani rapporti tra l’istituto Spallanzani di Roma e gli scienziati russi al lavoro sul Covid.

Come sa chi ha letto Domani, Casadio non specula su misteriose attività di spionaggio in Italia e neppure si concentra (come pure ha fatto meritoriamente il Corriere) sulle stranezze e gli sprechi di quella missione che a marzo 2020 vede sbarcare in Italia soldati e probabilmente agenti segreti del Cremlino che portano più scompiglio che supporto.

Casadio si è concentrato sul lato scientifico di quella spedizione: da quanto ha ricostruito, i successi dell’istituto Spallanzani di Roma, primo a isolare il coronavirus, vengono incredibilmente trascurati mentre, guarda caso dopo la missione in Italia, i russi si trovano in possesso dei campioni cruciali per sviluppare un loro vaccino che non ha mai davvero funzionato, Sputinik V, ma che è stato cruciale per la propaganda di Vladimir Putin durante la pandemia.

Nel frattempo, il promettente filone di ricerca italiana si è presto inaridito, gli scienziati migliori accantonati, al vertice dello Spallanzani è arrivato Francesco Vaia che ha confermato la collaborazione con i russi.

Questi i fatti che dovrebbe commentare e spiegare l’allora premier e oggi leader dei Cinque stelle, Giuseppe Conte. Invece in un livoroso post Facebook, il partito di Conte si limita a dire che lo Spallanzani ha sequenziato il virus (vero), che il protocollo tra Spallanzani e istituto Gamaleya è dell’aprile 2021 (ma la spedizione russa con visita allo Spallanzani, sulla quale si concentra Casadio, è dell’anno prima) e che Conte ha già spiegato tutto al Copasir, il comitato parlamentare che vigila sui servizi segreti (ma le audizioni sono secretate, quindi dovremmo credergli sulla parola).

Purtroppo, la cosa più probabile è che Conte e altri esponenti del suo governo non fossero consapevoli di quello che veramente volevano i russi e di quali benefici hanno poi ottenuto, cioè la possibilità di sviluppare il vaccino Sputink V in tempi sufficientemente rapidi da illudere per un po’ l’opinione pubblica russa e non solo di essere all’avanguardia nella lotta al Covid. Uno dei tanti errori commessi nella fase iniziale della pandemia per i quali ci possono essere molti alibi, mentre non ve ne sono per i successivi tentativi di insabbiare e coprire le tracce.

La versione fornita dall’ex premier è piena di incongruenze, come ha notato più volte il deputato di +Europa Riccardo Magi, è ben strano che a fronte di una telefonata del 21 marzo del premier l’aereo russo arrivi già il 22 ma portando una dotazione di mascherine e tamponi che bastava sì e no per un giorno, visto il consumo a quei tempi.

Conte forse ha consapevolmente subordinato la ricerca italiana ai russi, forse si è fatto manipolare perché ingenuo e concentrato su altro. In entrambi i casi questa storia non è certo chiusa come dicono i Cinque stelle.

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