- Polonia, Ungheria e Slovenia non intendono accettare le condizioni che deriverebbero dalla partecipazione al Recovery fund, perché negano la legittimità dell’Unione europea di pretendere il rispetto di diritti fondamentali in cambio dei fondi anti Covid.
- Già nel 2014 Viktor Orbán, il leader ungherese, diceva: «Dobbiamo abbandonare i metodi e i princìpi liberali nell’organizzazione di una società».
- Il problema è che a fissare i confini dell’Unione non è la comune matrice culturale, e nemmeno la configurazione geografica o la continuità territoriale, ma appunto l’ordinamento dei diritti.
Polonia, Ungheria e Slovenia, tre paesi membri dell’Ue, non intendono accettare le condizioni che deriverebbero dalla partecipazione al Recovery fund. A Bruxelles si tratta, e si troverà il modo di superare l’impasse. Ma il tema è più vasto, e forse segna un’epoca. È l’epoca conclamata della “democrazia illiberale”? Il termine di democrazia illiberale, che ha cominciato a circolare alla fine del Novecento, è poi stato fatto proprio da Viktor Orbán, il leader ungherese. «Dobbiamo abbandonare i me



