Pare che Chico Mendes abbia detto che senza lotta di classe l’ambientalismo è semplicemente giardinaggio. Per molto tempo, la sinistra è stata sedotta da modelli industrialisti di sviluppo e ha difeso la centralità del lavoro e del benessere umano, considerando l’ambiente come una risorsa infinita e a buon mercato.

Una contronarrazione 

Ma ormai la narrazione di destra identifica l’ambientalismo con la sinistra più ideologica e radical chic. E l’operazione è riuscita, a giudicare dal successo comunicativo dei negazionisti. La sfida per la sinistra è rispondere con una contro-narrazione più veritiera e capace di sfruttare le contraddizioni del campo opposto. Ecco tre punti su cui insistere.

I negazionisti sono per lo più ai margini della scienza ufficiale, o almeno della climatologia ufficiale (sono spesso specialisti, anche di peso, ma in altre aree). Lo si dovrebbe far notare, invocando un valore tipicamente di destra, come il merito e il successo.

Gli scienziati a favore delle cause umane del cambiamento climatico sono più bravi dei pochi negazionisti: hanno più pubblicazioni, in sedi più rilevanti, lavorano in istituzioni più autorevoli, che attraggono più studenti e ricercatori.

Chi crede nel successo e nell’iniziativa individuale degli imprenditori e nel giudizio del mercato può in buona fede trascurare il successo nel mercato delle idee?

Nessuno a destra sosterebbe che le banche dovrebbero aprire linee di credito a imprenditori che continuano per anni a proporre idee e prodotti bocciati dal mercato. Questo dovrebbe valere anche per il mercato delle idee.

Gli interessi economici

Adattamento e mitigazione, e in generale la transizione ecologica, aprono nuovi mercati. I mercati difesi dalla destra sono destinati a chiudersi. Non solo perché i combustibili fossili creano cambiamenti climatici pericolosi, che a lungo andare colpiranno il benessere globale (e senza benessere globale non ci sono mercati globali).

Ma anche perché le risorse fossili si esauriranno, prima o poi. I nuovi mercati, anche finanziari, legati alla transizione alle energie alternative sono un’opportunità per i lavoratori del futuro.

A chi difende i posti di lavoro esistenti si deve contrapporre chi immagina posti di lavoro nuovi, per chi è nato da poco e nascerà. Alla difesa del passato, si contrapponga l’immaginazione del futuro. L’ambientalismo non è conservazione sterile, ma attenzione alla vita e agli interessi delle generazioni future.

La ragionevole paura di chi è nato da poco

Infine, la paura. L’eco-ansia non è una patologia, ma una paura legittima e lungimirante, da contrapporre al fastidio di chi si sente chiamato in causa per le sue colpe e ha paura di cambiare il suo stile di vita.

Che questo pianeta continui a essere vivibile non è interesse di pochi anziani radical chic, né di attempati brontoloni reazionari. Costoro saranno morti prima che arrivi l’eventuale catastrofe.

La preoccupazione di poter vivere in un mondo sicuro e confortevole è di molti giovani ed è trasversale rispetto a classi e provenienze geografiche. Queste paure sono in attesa di rappresentanza politica.

I segni del cambiamento climatico sono evidenti. Si può pure dubitare della dinamica e delle cause. Ma gli eventi climatici estremi si moltiplicano e anche le tanto temute migrazioni sono e saranno sempre più spinte da fattori climatici. Le cosiddette ansie securitarie non sono appannaggio degli elettori tradizionalmente di destra, ma probabilmente hanno spostato a destra molti elettori prima di sinistra.

Proposte realistiche tese ad evitare migrazioni di massa incontrollabili, desertificazione e deterioramento di ampi territori, instabilità climatica e tutti i potenziali conflitti per le risorse che ne deriverebbero dovrebbero trovare posto nell’ambientalismo di sinistra.

L’adattamento al cambiamento climatico, e le questioni di giustizia che implica, dovrebbero essere un tema ricorrente della comunicazione di sinistra. La difesa del giardino in cui viviamo è anche lotta di classe, dal momento che chi non è ricco non può facilmente trasferirsi in un altro giardino.

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