Mercoledì alla Festa del Cinema di Roma è stato proiettato il documentario di Evgeny Afineevsky in cui Papa Francesco si pronuncia a favore delle unioni omosessuali. In queste ore c’è chi esulta e chi minimizza. Svolta storica? Uscita tardiva? Non si può negare l’importanza della presa di posizione del pontefice, sebbene si tratti di frasi decontestualizzate e registrate un anno fa, in spagnolo, un discorso, insomma, dalle coordinate non del tutto chiare. Una presa di posizione importante senza dubbio per i cattolici Lgbt, che patiscono la scissione lacerante della doppia appartenenza, e poi per le comunità Lgbt perseguitate in quei Paesi – come la Polonia – in cui le autorità cattoliche ne supportano la repressione.

Non si può però non rilevare le contraddizioni esibite da Bergoglio negli ultimi anni, che arrivò a paragonare la presunta ideologia gender al nazismo e al fascismo, o quando parlò della necessità di ricorrere alla psichiatria per i bambini che manifestano tendenze omosessuali. D’ora in poi si apre quindi uno spazio nel quale, affinché le cose cambino, dovranno esserci atti più concreti e posizioni più coerenti, uno spazio nel quale si possa assistere a una reale trasformazione dei valori che ispirano il mondo cattolico e della loro influenza sulla politica e sulla società civile.

La comunità Lgbt incassa questo risultato positivo ma resta sulla soglia, sul chi va là, nella consapevolezza che il fondamentalismo cattolico da oggi non potrà non tenere conto di queste parole di Bergoglio ma il lavoro da fare, per chi ha a cuore la parità e i diritti civili, è ancora moltissimo.

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