A filarsela di corsa, capendo subito che si profilava una tragedia, erano stati in tre: Higuain, Cristiano Ronaldo e lui, il Cavaliere. No tamponi, jet privati e via. Silvio scelse Nizza, dove la figlia ha una gran villa e divenne esule, come Pertini.

Non è ancora tornato, peraltro, ma questo non gli ha impedito di autocongratularsi e di inserirsi tra gli autori del “miracolo Draghi”. Un po’ a freddo, perché durante tutto questo tempo non aveva dato agli italiani particolari parole di vicinanza: per lui parlavano gli indimenticabili Briatore, Bertolaso e Zangrillo.

Il quale, dopo aver dichiarato il virus estinto e i suoi preziosi letti finalmente liberati da quegli insopportabili intubati della mutua, si ritrovò il suo paziente più famoso improvvisamente molto bisognoso di cure, e di quelle che costano care.

Lo cavò fuori con perizia e il vecchio leone tornò a Nizza, non senza aver fatto sapere che «la mia carica virale è la più grossa di quelle che Zangrillo abbia mai visto». E te pareva.

Per il resto, è diventato saggio e buono: europeo, “ursuliano”, un po’ senile, visibilmente avverso alle scalmane di Salvini e a quelle di Donald Trump; ma più che tessere trame o immaginare strategie, sembra occupato in lunghi sonnellini pomeridiani.

Il governo Conte è stato buono con le sue aziende (che peraltro non sono più quel grande impero, se mai lo sono state) e lo ha aiutato in un contenzioso col solito francese Bollorè; lui in cambio detiene ancora un 8 per cento della politica (roba come Brunetta, Tajani, Gelmini: mica poco), pur sempre tre volte il peso di Renzi, e quindi esige rispetto.

Difficile pensare che abbia avuto un ruolo nel coup de théatre dell’incarico a Draghi, ma certo gli ha fatto piacere, perché con Draghi ha un “buon rapporto” (vero) e perché si è liberato di quei noiosi grillini che continuano con vecchie storie di mafia, di stragi, di magistrati e di ragazze.

Mannaggia, però: ma se c’è Draghi, adesso non posso più diventare presidente della Repubblica! Lo vorrà fare lui…

Chiama Zangrillo. «Scusa, caro, una domanda: ma con la carica virale che ho, non è meglio che lo faccia io il presidente della Repubblica?»

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