- Non solo il Pd ha ceduto sul programma fino a scomparire, ma ha pure garantito un numero esorbitante di seggi uninominali a formazioni minuscole o virtuali come +Europa e Azione.
- La scelta di Letta rimette in moto tutto il fronte democratico.
- Con una serie di rischi: perdere la componente verde-rossa, in ascesa con il cambiamento climatico; esaltare il profilo laburista del M5s, rinvigorito nel suo appello anticasta dalla conferma del limite dei due mandati; fare di Calenda il magnete delle elezioni con connessa aspirazione di leadership sullo schieramento.
Con un certo, legittimo, orgoglio, qualche giorno fa il segretario del Pd, Enrico Letta, aveva sottolineato che il partito non fonda la sua offerta politica sulla cosiddetta agenda Draghi, bensì sull’agenda del Partito democratico. Una precisazione necessaria di fronte all’assordante lamento degli inconsolabili orfani del Presidente del consiglio. Il governo Draghi era un governo al quale partecipava la destra , e solo per responsabilità istituzionale e spirito di servizio il Pd ha inghiott



