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L’altra emergenza è la “questione regionale”

  • In questi mesi tormentati, si sono visti e sofferti i limiti del “Titolo Quinto”, degli spazi di autonomia definiti con l’introduzione della potestà legislativa concorrente. 
  • Quel che occorrerebbe fare è fissare un equilibrio bilanciato tra le responsabilità delle autonomie e il ruolo dello Stato, correggere la sovrapposizioni di poteri e competenze e fermare l’esplosione della legislazione concorrente.
  • I costi di una cattiva riforma della Costituzione pesano grandemente e ci inorridisce sapere che le Regioni sono disposte a barattare la prevenzione e la solidarietà con l’economia dei loro territori.

L’emergenza prolungata imposta dalla pandemia ha fatto esplodere la “questione regionale”. E’ pane quotidiano la tensione tra stato centrale e Presidenti di regione in un rimpallo surreale di serverità e di licenza. Ma questa schizofrenia mette sotto accusa non l’autonomia bensì la sua attuazione. La critica ai piccoli Bonaparte che l’emergenza ha esaltato non giustifica il ritorno al centralismo. La critica è al regionalismo disegnato dalla riforma del “Titolo Quinto” della Costituzione (confer

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