C’è da augurarsi che l’appello degli studenti dell’ultimo anno delle scuole superiori al ministro dell’Istruzione per l’eliminazione delle prove scritte all’esame di stato superi, e di molto, le 40mila firme che ha raggiunto finora.

Sarebbe un sogno se 400mila, o 4 milioni, per non dire 40 milioni di italiani firmassero una petizione che, una volta letta, dimostra l’assoluta necessità di mantenere le prove scritte e se possibile di aggiungerne di nuove e più severe. È l’esatto contrario di ciò che gli appellanti chiedono? Non tutte le petizioni riescono con il buco.

La debolezza del manifesto involontario in favore delle prove scritte non è nella qualità delle argomentazioni, ma nella sgrammaticata povertà con cui queste vengono presentate. 

Tralasciando il fatto che gli studenti lo chiamano “esame di maturità”, nome che è stato abbandonato nel 1997, quando gli scriventi non erano ancora nati (ultraripetenti ed eroici ritardatari perdoneranno la generalizzazione), nell’appello si legge: «Noi studendi maturandi chiediamo l’eliminazione delle prove scritte agli esami di maturità 2022, poiché troviamo ingiusto e infruttuoso andare a sostenere degli esami scritti in quanto pleonastici, i professori curricolari nei cinque anni trascorsi, hanno avuto modo di toccare con mano e saggiare le nostre capacità».

«Studendi» è uno spiacevole refuso, ma nessuno meglio di chi lavora nei giornali sa che queste cose capitano. Poi si passa alla scelta discutibile dell’aggettivo «pleonastico», verosimilmente usato nel senso di “inutile”, “superfluo”.

Pleonastici

Gli esami scritti sono così pleonastici che giusto una virgola più avanti compare un anacoluto (dalla Treccani: «Frattura di una sequenza sintattica») che non pare un omaggio a Machiavelli, coronato da una sconfortante virgola piazzata prima del verbo.

I professori «curricolari», a differenza evidentemente di quelli extracurricolari, hanno potuto addirittura «toccare con mano» le capacità degli studenti, e forse è meglio non indagare oltre.

Nel periodo successivo si consuma il passaggio definitivo all’italiano tipico delle truffe online: «Inoltre abbiamo passato terzo e quarto anno in Dad, penalizzandoci, distruggendo parte delle nostre basi che ci sarebbero dovute servire per gli esami». 

È la Dad che ha penalizzato gli studenti o si tratta di un danno autoinflitto? Gli studenti hanno perso confidenza con la consecutio temporum durante la Dad oppure, come si dice, la pandemia ha aggravato tendenze già in atto?

L’impatto negativo della didattica a distanza sugli studenti non va sottovalutato o ridicolizzato, ma è irrispettoso notare che la qualità del testo con cui si chiede l’eliminazione delle prove scritte per diplomarsi non è all’altezza di un esame di terza media? 

Epilogo: «L’ulteriore stress di esami scritti remerebbe contro un fruttuoso orale indispensabile come primo passo verso l’età adulta». Ci sarebbero da aprire varie vertenze sullo stress che «rema contro», sull’aggettivo «fruttuoso», sull’«età adulta» e sulla punteggiatura, questa sconosciuta, ma gli appellanti sono soddisfatti della perorazione e porgono «i più cordiali» saluti al ministro, sicuri di un «positivo riscontro» che – si spera –  non arriverà mai. Sarebbe pleonastico.

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