Il risultato elettorale deve cambiare! Ci sono stati dei brogli massicci ad opera della sinistra. Le elezioni sono state truccate». Chi crede che queste frasi appartengano al presidente degli Stati Uniti Donald Trump si sbaglia. Sono parole pronunciate all’indomani delle elezioni politiche italiane del 2006 dall’allora capo del governo uscente, il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi.

Deluso e inferocito per aver perso per soli 24,000 voti contro il centro-sinistra di Romano Prodi, dopo una “strana” rimonta durata tutta la sera elettorale e una visita irrituale del ministro dell’Interno Beppe Pisanu che, per la prima volta nella storia repubblicana, abbandona il Viminale nel corso dello spoglio e va a trovare il presidente del Consiglio uscente nella sede del suo partito, Berlusconi martella continuamente sullo stesso tasto: il risultato deve cambiare.

Si rivolge addirittura al presidente della Repubblica al quale chiede di sottoporgli un apposito decreto legge per ricontare le schede, come se non ci fossero procedure apposite per valutare i voti contestati. Si può immaginare l’orrore, più che l’imbarazzo, provato dal capo dello Stato di allora, Carlo Azeglio Ciampi, di fronte ad una tale proposta indecente.

In questo frangente il Cavaliere dimostra tutta la sua estraneità politico-culturale al rispetto delle istituzioni, delle regole, delle norme, in sostanza ai principi democratici. Quello che conta per lui è soltanto il volere del capo, e se una cosa non va bene deve cambiare. 

La sua sconfitta non può essere che una fake news. La verità è un altra: la sua coalizione ha vinto e gli altri sono degli usurpatori.  Non c’è solo Berlusconi a strepitare. Con la sola esclusione del ministro dell’Interno Pisanu che deve pur difendere il proprio operato, e del coordinatore dell’Ufficio elettorale del partito Denis Verdini, per il resto tutti seguono il leader.

Si accodano a questa canea insurrezionale anche gli alleati. «Bravo Berlusconi a denunciare questi brogli, anzi brogliacci. E' in gioco la democrazia. Così, se non fanno altri trucchi, vedremo che il popolo ha votato per la Cdl» dichiara il 12 aprile del 2006 un esponente della Lega Nord del calibro di Roberto Calderoli.

L’incendio non si spegne nemmeno dopo qualche giorno, passata una comprensibile delusione. Continua ad essere alimentato dal Cavaliere grazie alla potenza di fuoco dei suoi media.  Addirittura se ne fa un punto di riferimento per la narrazione della politica italiana: la sinistra, oscura e maligna, usa mezzi illeciti pur di vincere e quindi Il suo governo è illegittimo, frutto di inaudite frodi.

Sulla stessa linea si muove l’ex ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta che, in coppia con il direttore di Libero Vittorio Feltri, pubblica nel 2007 un volumetto destinato ai quadri di Forza Italia intitolato significativamente Urne Tradite. Perchè vanno ricontati i voti

Un lavoro a più mani con la collaborazione, tra gli altri, del futuro presidente del parlamento europeo AntonioTajani, attuale vice di Berlusconi alla guida di Forza Italia.       

Il bis nel 2013

La ferita non si rimargina con il passare degli anni. Alla vigilia delle elezioni del 2013,  in un incontro con la Confindustria, Berlusconi ritorna sulla vittoria strappata dai brogli nel 2013. Anche dopo queste elezioni perse –  per poco –  rilancia la stessa tesi complottista e vittimista.

Un atteggiamento, questo, che dimostra come la cultura anti-istituzionale cova sempre sotto la cenere tanto da alimentare visioni allucinate della realtà ed è al contempo alimentatore della sfiducia nella democrazia: esattamente quello che abbiamo visto succedere con Trump in questi mesi.

Che questo seme abbia fruttato lo ha dimostrato recentemente anche il leader della Lega Matteo Salvini che, all’indomani del voto americano di novembre, ha subito spalleggiato il presidente Trump nelle sue accuse di brogli.  

L’equivoco sull’affidabilità di Berlusconi

Ritornare a quel momento e ricordare quanto esso abbia posto in tensione le istituzioni che trovarono un baluardo sicuro nel presidente Ciampi e nella tenuta di nervi degli avversari, serve per evitare colossali fraintendimenti, come quello, attualmente in voga tra commentatori di grido, sull’affidabilità democratica di Berlusconi.

Il suo attuale appeasement, lo sanno anche i sassi, è legato al conflitto apertosi tra Mediaset e il gallico invasore Vincent  Bolloré, che insidia il controllo berlusconiano del suo impero mediatico. Le post-verità del Cavaliere, dai brogli elettorali a Ruby Rubacuori nipote raìs egiziano Hosni Mubarak (chissà perché ricompensata con qualche milionata di euro…), hanno inquinato la politica italiana per decenni.

Non è un caso che i primi grillini si siano abbeverati alle più strampalate informazioni, elaborando così con una visione distopica della realtà politica. 

Il presidente Trump nella sua forsennata campagna di delegittimazione della vittoria dei democratici ha un solo precedente significativo in un paese occidentale, quello di Berlusconi, a cui per fortuna è mancato quell’epilogo dell’assalto al palazzo immaginato  da Nanni Moretti nel suo film Il Caimano  (uscito proprio nel 2006).

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