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Le code per il pane sono un problema politico

  • In quello che il Time ha definito l’anno «peggiore di sempre», almeno nella vita della maggior parte di noi, in Italia si torna a parlare di code per il pane per i «nuovi poveri» costretti a rivolgersi ai presidi di solidarietà.
  • Il 2020 si va a chiudere non solo con le immagini trionfali dei primi vaccini, ma anche con il racconto di lavoratrici e lavoratori autonomi, precari, in nero, italiani e stranieri, spinti dalla crisi sull’orlo del precipizio.
  • La gravità del fenomeno deve indurre a ripoliticizzare la povertà, contro le narrazioni che ne fanno un destino privato o un fatto di natura, per affrontarla come un problema di eguaglianza e di giustizia.

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