Le evidenze si accumulano, non si può più ignorarlo: Donald Trump è un tiranno

La storia non è maestra di vita. Se lo fosse riconosceremmo subito un tiranno anche quando veste i panni di un presidente eletto. E lo riconosceremmo dalle decisioni prese e che sta per prendere, non solo dal linguaggio che usa e dall’ideologia che sfodera.Purtroppo pensiamo che il nostro tempo sia più avanzato o migliore di quello che ha prodotto tiranni e dittatori; pensiamo di essere vaccinati dalle catastrofi. O comunque, pensiamo in chiave ottimista: «Questo non può succedere a noi». Non è dato di sapere perché nutriamo tanta considerazione del nostro tempo (un vezzo che ogni generazione a quanto pare ha, se è vero che la storia non è maestra di vita per nessuno). E non prestiamo attenzione agli indizi. Donald Trump sta costruendo mattone dopo mattone un nuovo regime che di costituzional-democratico avrà tra poco solo il guscio.Ha cominciato in campagna elettorale, con l’attacco a chi offendeva la libertà di parola. Arrivato al potere, ha fatto subito capire che cosa intendeva per «ristabilire la vera libertà di parola»: intendeva mettere a tacere chi parla per dire cose che né lui né chi lo circonda condividono e sopportano di sentire. E da quella libertà propagandata come “vera” è venuta una libertà mozzata: chi critica è nemico e deve essere silenziato. Guerra al dissenso: perché le destre sfruttano l’omicidio di Kirk Ai funerali-spettacolo di Charlie Kirk, Trump ha costruito ad arte la santità dell’ucciso per rivendicare la propria umanità: «Kirk diceva di non odiare i nemici ma di cercare di convincerli. Io non riesco a non odiare i miei avversari». Solo lui può ovviamente odiare gli avversari, ma non può essere odiato (vedremo a breve la scure, economica e politica, sulle emittenti televisive e i giornali indipendenti). Questa perpetrata asimmetria ha conseguenze prevedibili: avviare ulteriori interventi di limitazione della libertà fondamentale di parola e di associazione (conosciuta in America come Primo emendamento alla Costituzione). Dunque, dopo l’uccisione di Kirk, il presidente ha cambiato nome al dipartimento della Difesa che ora si chiama dipartimento della Guerra. Si dirà che si tratta di un segno di eccentricità e megalomania, come hanno scritto esperti e opinionisti. Di follia. Trump è lucidissimo, e il comportamento erratico che adotta è ben calcolato per imbambolare gli avversari, gli osservatori e i cittadini. Secondo la Costituzione statunitense il Presidente non può dichiarare guerra senza il voto del Congresso. Tuttavia è dotato di un potere discrezionale (decretizio) molto esteso, tanto quanto lui ritiene necessario per la difesa del paese; e se per dichiarare guerra a un nemico esterno serve l’approvazione del Congresso, basta la sua volontà a dichiarare che il paese è a rischio di disordini a causa di gruppi nemici interni (i nemici singoli li denuncia all’autorità giudiziaria per comportamento anti-presidenziale). Il cambio di nome del dipartimento della Difesa acquista un colore bruno, anzi nero. La democrazia costituzionale sia il collante dell’opposizione Di recente il presidente ha autorizzato l'uso dei pieni poteri (come si fa con un nemico con cui si è in guerra) contro «gli attacchi di Antifa e altri terroristi interni» a Portland, in Oregon. Così si legge nel suo sito Truth Social: «Su richiesta del Segretario alla Sicurezza Interna, Kristi Noem, sto ordinando al segretario alla Guerra, Hegseth, di fornire tutte le truppe necessarie per proteggere Portland, devastata dalla guerra, e tutte le nostre strutture ICE sotto assedio, dagli attacchi di Antifa e altri terroristi interni. Sto anche autorizzando l'uso della forza massima, se necessario». Il passo verso un regime di militarizzazione nazionale è stato fatto; poco importa come chiamarlo, se fascismo o dittatura. C'è un detto nella mia disciplina che aiuta a risolvere l’impasse dei concetti ambigui: «I cannot define pornography but I recognize it when I see it». Mettendo tra parentesi la hubris definitoria che ci avviluppa spesso in inutili distinzioni che non ci fanno avanzare affatto nella comprensione, dovremmo provare a identificare un fenomeno seguendone i passi. Allora, i tratti comuni con altri fenomeni del passato ci aiutano a vedere una somiglianza: se non è fascismo, la sua fisionomia ci suggerisce di metterlo accanto al fascismo, come a comporre un album di famiglia.