Le politiche del governo. L’ambiente è il grande assente

C’è un grande assente nella politica del governo: l’ambiente. Si tratta di una scelta miope (anche per le prospettive di crescita), se non suicida, che va contro l’interesse nazionale. In Europa, il paese maggiormente esposto alle conseguenze della crisi climatica è l’Italia. Il Mediterraneo è un «hotspot», come si dice in gergo, una regione con un aumento della temperatura maggiore della media globale che porta a più gravi, e frequenti, eventi estremi (piogge intense, siccità, ondate di calore). E l’Italia, fra i paesi europei bagnati dal Mediterraneo, è quello con la maggiore densità abitativa: con molti più centri abitati e persone vittime dell’erosione delle coste e dell’innalzamento delle acque del mare, o delle inondazioni dei fiumi. Non solo. Anche per le sue condizioni orografiche la pianura Padana, il cuore demografico e produttivo del paese, è già ora l’area più inquinata di tutto l’Occidente. A Sud, invece, con il surriscaldamento avanza la desertificazione. L’Italia inoltre è il paese con la popolazione più anziana di tutto il Sud Europa: una popolazione più fragile, quindi, maggiormente esposta alle ondate di calore (si stima che solo nel 2025 queste hanno ucciso in Italia 4.600 persone). Maggiore sarà da noi anche l’impatto sul Pil, secondo le stime. Infine, il cambiamento climatico renderà presto inabitabili per l’uomo vasti territori, in Africa, dove oggi vivono centinaia di milioni di persone, le quali inevitabilmente cercheranno di venire in Europa, facendo pressione innanzitutto sul nostro paese. Di fronte a un tale esodo, le nostre politiche migratorie sono tentativi di vuotare il mare con un bicchiere. Così Cina ed Europa ridisegnano la geografia della transizione green Contro il Green deal Eppure, Giorgia Meloni ha dichiarato di condividere le dichiarazioni di Donald Trump alle Nazioni unite contro il Green deal, su cui l’Unione europea, pur tra mille difficoltà, sta andando avanti, ponendosi così in rottura anche rispetto alla linea di Ursula von der Leyen. Non è nemmeno una novità. Anche se non arriva a negare in modo esplicito la crisi climatica (come fa Trump), Meloni ha sempre contestato le politiche che servono a fronteggiarla e a limitarla, facendo leva su facili argomenti populisti: le imprese e i cittadini devono essere lasciati il più possibile liberi, dai regolamenti europei. Ma su questo, la posizione corretta e nell’interesse nazionale è ben altra. Non certo cancellare, limitare, o rallentare il Green deal: ma rafforzarlo, affiancando alle regole gli incentivi. Chiedendo, cioè, o stanziando più risorse (fondi pubblici, da reperire con debito europeo o con redistribuzione fiscale): per venire incontro alle imprese e ai cittadini meno facoltosi, accompagnandoli nella transizione. Più politiche ambientali, insomma, non meno! Al fine di renderle socialmente sostenibili e orientate all’innovazione. Fondamentale è che vi sia un intervento pubblico europeo (come si era cominciato a fare con il Pnrr), che però Meloni non chiede e osteggia (votò anche contro il Pnrr). Ma a maggior ragione, se mancano i fondi europei, è necessario che vi sia almeno un intervento nazionale. Il quale, non dimentichiamolo, può aprire per il nostro paese straordinarie opportunità di crescita competitiva, sfruttando ad esempio i vantaggi geografici nel solare e nell’eolico off-shore (come ha capito la Spagna), e le buone competenze industriali che abbiamo sviluppato in questo cam L’Ucraina, il Green Deal e il Piano Mattei. L’orgoglio di Meloni (sulla scia di Trump) po. Per l’Italia è una grande occasione, storica, che noi però stiamo colpevolmente perdendo, avviandoci al destino di paese arretrato. Proprio l’Italia dovrebbe essere la capofila in Europa, e promotrice nel mondo, di una più ambiziosa politica ambientale fondata su aiuti e investimenti, centrata sulle energie rinnovabili, sui beni pubblici e sugli aiuti a chi è più in difficoltà. Perché è innanzitutto nel nostro interesse. Ma su questo tema, cruciale sia per il benessere degli italiani, sia per la nostra economia, sia per il futuro del paese, la visione di Meloni e di gran parte della maggioranza (nei fatti in linea con quella di Trump) è quanto di più nocivo possa esservi per l’interesse nazionale.