- Il Recovery Plan rimane un esercizio isolato –sia pure complessivamente ben fatto e di dimensioni poderose– e non è messo al servizio di un progetto di sviluppo di lungo periodo.
- Non si poteva ragionevolmente pretendere che la “maggioranza per caso” nata dal suicidio del Papeete fosse in grado di elaborare un progetto del genere durante una pandemia che ha assorbito tutte le energie di governo e partiti di maggioranza.
- Appare tuttavia necessario che nei prossimi mesi si inizi a lavorare ad un’idea condivisa di paese che consenta di accompagnare il Recovery Plan con politiche e riforme coerenti.
Il faticoso parto della seconda bozza del Recovery Plan ha polarizzato partiti e commentatori. Ora che si entra in una fase di definizione operativa dei progetti è utile cercare di far chiarezza sgombrando il campo da critiche di parte e sottolineando le reali criticità del progetto. Per assicurare da un lato la coerenza d’insieme dei piani nazionali e dall’altro lato il controllo sulla destinazione dei fondi, la Commissione ha pubblicato in settembre delle linee guida estremamente stringenti



