L’immagine di Enrico Letta, con una faccia da funerale, mentre porge la campanella della presidenza del Consiglio a Matteo Renzi subito dopo il famoso «Enrico, stai sereno», è passata alla storia. Per lui era finita, mentre si apriva la nuova stagione del Partito democratico che passò fulminea dal successo del 40 per cento alle elezioni europee a una lunga serie di miserie.

Letta ha vissuto questa stagione da lontano, a Parigi. Dopo sette anni di esilio, è ritornato, novello Conte di Montecristo, come segretario scelto all’unanimità, ritrovandosi un partito massacrato dalle correnti interne. Durante la guida di Nicola Zingaretti, il Pd aveva subito diverse scissioni e puntato tutto su una debole alleanza con il Movimento Cinque stelle.

In un solo anno di segreteria, Letta ha messo a tacere le correnti, ha stravinto le amministrative e portato il Pd sul podio più alto. Il passaggio più difficile è stata l’elezione del presidente della Repubblica, ma il segretario ha ottenuto la rielezione di Mattarella ignorando le improbabili proposte della destra, da Berlusconi a Casellati, senza mettere in pericolo la tenuta del governo. Qualche errore l’ha fatto, ma ha tenuto dritto il timone e ha garantito all’Italia il prestigio di Draghi, che ha reso il paese di nuovo affidabile.

Ora studia il futuro di una nuova alleanza con i 5s e con il loro leader Giuseppe Conte. Sa bene che la parte difficile viene adesso, a un anno dalle elezioni.

Dopo quasi dieci anni al governo e aver affrontato due crisi, al Pd non resta che fare un passo avanti fondamentale: tornare tra la gente.

Il paese soffre, soprattutto soffrono i giovani e le donne, perché il mondo del lavoro è in grave difficoltà. Gli stipendi sono sempre gli stessi ma le bollette aumentano e ci si ritrova più poveri.

La via da seguire l’aveva intrapresa con Pierluigi Bersani, ormai quasi vent’anni fa. Quando la strada è trafficata, la scelta migliore è invertire la rotta e imboccare l’altro senso.

Nella primavera del 2004 Bersani e Letta, non ancora compagni di partito, l’uno della Margherita e l’altro dei Ds, invertirono la marcia per affrontare insieme un lungo tour del nord Italia, incontrando lavoratori, imprenditori, associazioni, preoccupati dalla crisi causata dai nuovi rapporti con l’est Europa e soprattutto con la Cina.

Già all’epoca, Letta aveva una visione chiara del futuro, l’unità del centrosinistra. La sua capacità di fare discorsi seri tralasciando il politichese gli portò molti voti nel profondo nord, allora feudo del berlusconismo e della Lega.

Purtroppo non bastò, Berlusconi rimase al governo e ci trascinò nel baratro, tra bunga bunga, guerra alla magistratura, figuracce internazionali e una gestione spaventosa della crisi finanziaria. Allora non bastò ma era la strada giusta. Occorre riprendere in mano quel modello e tornare a parlare con le persone. Subito.

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