Il più grave scandalo di corruzione nella storia dell'UE ha scosso il Parlamento europeo. Sei persone sono state convocate per essere interrogate e quattro sono ancora sotto custodia della polizia: la vicepresidente Eva Kaili, il suo compagno e attuale assistente al Parlamento europeo, Francesco Giorgi,l'ex eurodeputato Pier Antonio Panzeri e, secondo l'agenzia di stampa italiana Ansa, Niccolò Figà-Talamanca, il segretario generale della Ong “Non c'è pace senza giustizia”. Più di un milione di euro sarebbe stato trovato durante le perquisizioni insieme a gioielli e bene di lusso, i media riferiscono anche che il padre di Kaili sarebbe stato trovato «in possesso di una valigia piena di soldi, mentre scappava, dopo essere stato avvisato da complici».

Ha tutte le caratteristiche di un thriller poliziesco, ma dietro le quinte, il mese scorso, mentre si negoziava una risoluzione sul Qatar e sulla violazione dei diritti umani, si preannunciava un'altra banale storia di corruzione. E io ho avuto un posto in prima fila per assistere alla macchina dell'influenza del Qatar.

Lo scandalo visto da dentro

È da un anno che chiedo di avere in plenaria un dibattito e una risoluzione sulla situazione dei diritti umani in Qatar in vista dei Mondiali di calcio. Ogni volta, questo è stato sistematicamente bloccato dai Socialisti e Democratici (S&D) e dal Partito popolare europeo (Ppe).

Infine, a novembre, prima dell'apertura dei Mondiali, ho rinnovato la richiesta di un dibattito e ho chiesto una votazione pubblica. Con poche eccezioni, tra cui i socialisti francesi, l'S&D, insieme alla destra e all'estrema destra, si sono opposti. Grazie a 16 voti e all'assenza degli eurodeputati di destra, siamo riusciti a ottenere una risoluzione. Questo ha segnato l'inizio di negoziati e discorsi stravaganti che hanno lasciato pochi dubbi, in che assisteva, sul fatto che il Qatar stesse comprando l’influenza europea.

Tutto si è mosso velocemente. L'S&D ha preso la guida dei negoziati a porte chiuse. L'ambasciata del Qatar mi ha contattato per un incontro, ho rifiutato. Col senno di poi, sembra che non tutti coloro che lavorano nella politica dell'Ue abbiano gli stessi scrupoli.

Siamo rimasti sbalorditi quando ci è stata inviata la proposta di risoluzione proposta dal gruppo S&D. Un testo che avrebbe dovuto condannare le violazioni dei diritti umani, si congratulava ripetutamente con il Qatar per i suoi "notevoli sforzi" nella promozione dei diritti umani, sottolineando il "partenariato strategico" tra Ue e Qatar, in particolare per la fornitura di gas naturale liquefatto. Con amici come questi, chi ha bisogno di nemici?

Nei negoziati sono riuscita a fare qualche passo avanti sul testo, a patto che non si parlasse del Qatar. Un fondo di compensazione per le vittime integrato dalla Fifa andava bene, una netta dichiarazione sulle responsabilità del Qatar, invece, fuori discussione.

Alla fine mi sono rifiutata di firmare la risoluzione e ho presentato circa 40 emendamenti. Gli emendamenti che condannavano il Qatar per la sua incapacità di proteggere i diritti umani, o che cercavano di ritenerlo responsabile di un disastro ambientale, sono stati respinti uno ad uno, dalla destra e dai socialisti.

Come intervenire ora

Gli eventi del fine settimana mostrano chiaramente come il denaro del Qatar abbia comprato potere e influenza nel Parlamento europeo. Il sostegno pubblico di alcuni eurodeputati e commissari al Qatar viene finalmente messo in discussione.

Questa settimana, The Left (il gruppo della sinistra al Parlamento europeo) chiede un dibattito e una risoluzione contro la corruzione nelle istituzioni europee. Il Parlamento europeo dovrebbe istituire una commissione d'inchiesta su questo scandalo per stabilire i fatti completi della vicenda. La risoluzione sulla situazione dei diritti umani in Qatar deve essere votata nuovamente, senza interferenze straniere. Lo stesso vale per la proposta della Commissione di concedere l'esenzione dal visto ai cittadini del Qatar che vengono nell'Ue.

Un chiaro e deciso rafforzamento delle nostre garanzie istituzionali contro la corruzione è la migliore risposta ai leader che usano questo scandalo per giustificare il loro nepotismo. Abbiamo un disperato bisogno di un'autorità etica europea e di una revisione delle regole etiche del Parlamento e della Commissione. Da alcuni anni The Left  è in prima linea nel proporre un comitato etico indipendente, che dovrebbe essere dotato di poteri di indagine e di inchiesta. Per troppo tempo questa proposta è stata rimandata. La Commissione europea deve finalmente presentare una proposta in tal senso.

Lo dobbiamo alle persone che siamo qui a rappresentare. Questa è una settimana buia per la democrazia europea. Dobbiamo rispondere con il regime di etica e trasparenza più forte di qualsiasi istituzione democratica. La corruzione nel cuore dell'Europa finisce qui.

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