Non è certo una scoperta che Forza Nuova si ispiri al fascismo. Va quindi messa fuorilegge? No, non serve. Nel passato sono le norme costituzionali e la legge Scelba contro la ricostituzione dei partito fascista sono state applicate soltanto in tre occasioni, nonostante tanti movimenti e lo stesso Movimento Sociale italiano si identificassero in toto con quell’ideologia.

Quella strada non è stata percorsa, nemmeno quando tra le organizzazioni giovanili del Msi e i gruppi terroristi c’era una zona grigia di complicità.  E non c’è alcun paragone tra il delirio di violenza degli anni Settanta e gli scontri di piazza culminati con l’irruzione nella sede del sindacato, domenica scorsa. Il collegamento emotivo con il 1922 è comprensibile, ma manteniamo il senso delle proporzioni.

Forza Nuova è un piccolo movimento che pratica una politica aggressiva e violenta, ma su una scala che, come ha saggiamente manifestato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, «turba ma non preoccupa».

Inoltre, l’esperienza internazionale mostra come sia poco efficace lo scioglimento di una formazione estremista. Il Vlaams Blok, partito belga di destra radicale con venature razziste, venne dissolto dalla Corte di Cassazione belga ma il giorno dopo rinacque con un nome diverso - Vlaams Belang - e un ricambio di leadership. È bastato modificare la carta intestata per sfuggire alle sanzioni.

Il problema, allora, non è tanto Forza Nuova quanto la persistenza e la banalizzazione del fascismo nel nostro paese. Ricordiamo due casi. Il primo: nel 2005a, un giocatore della Lazio, Paolo Di Canio, esulta per un gol facendo il saluto romano ai tifosi che gli rispondono con una selva di braccia tese. Qualche sanzione? Ma figuriamoci: un comunicato da agnellino e tutto si chiude lì.

Secondo episodio: in un controllo casuale nell’hinterland milanese due poliziotti intercettano il terrorista islamico autore del massacro al mercatino di Natale di Berlino. Nel conflitto a fuoco un agente lo uccide. Tutti esultano e il governo tedesco intende conferire una onorificenza al valoroso milite italiano. Peccato che si scopra che il personaggio in questione pubblicasse nei suoi profili Instagram foto del Duce con tanto di espressioni di ammirazione.

Due episodi a cui se ne possono aggiungere centinaia che indicano quanto sia diffusa una benevola considerazione del passato regime.

Finché vedremo circolare tutta la paccottiglia nostalgica in negozi, bar, ristoranti, taxi, senza che nessuno alzi un dito, considerandola un fatto normale, movimenti come Forza Nuova et similia avranno acqua in abbondanza in cui navigare. Un decreto contro il partito di Fiore non incide più di tanto su questo contesto. Anzi, rischia di creare dei martiri.

Piuttosto va chiesto alla destra parlamentare tutta, e in primis a Fratelli d’Italia, di piantarla con i paraventi verbali e la fuga dalla responsabilità. Sono molto più inquietanti quei partiti che continuano ad avvilupparsi in penose contorsioni lessicali pur non pronunciare una condanna palese del fascismo.

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