Come atteso dopo l’approvazione del 13 marzo, il Regolamento EMFA (European Media Freedom ACT) è stato pubblicato (17 aprile, anche in italiano) nella Gazzetta Ufficiale della Ue. Il “regolamento” ha natura legale simile al Pnrr, e non passa attraverso il recepimento da parte dei parlamenti ma, appena pubblicato sovrasta le leggi nazionali pur prevedendo un termine per i conseguenti adeguamenti.
Così, entro l’8 agosto 2025, l’Italia dovrà rivedere non pochi articoli del Testo unico relativi al servizio pubblico, in particolare quelli che strutturano il rapporto di “dipendenza” dell’azienda concessionaria nei confronti di parlamento e governo.
Così come dovrebbero essere invertite le pratiche e le norme che, fin dalle origini hanno marcato la dipendenza dell’azienda attraverso i ricatti a termine immediato di tipo finanziario, con la negoziazione anno per anno e quasi momento per momento del volume e della composizione (fiscale - pubblicitaria) delle risorse su cui il servizio può contare. Finché i decreti “salva-RAI” che affollavano le Storie, negli ultimi lustri hanno conciato a farsi precedere da decreti “silura-RAI”, ad uso di propaganda elettorale, e dalle successive sceneggiate di provvidi tappi ai buchi appena provocati.
Cosa dice l’EMFA sulla Rai
Il Regolamento UE impone, all’opposto, che l’azienda concessionaria sia 1) indipendente e 2) certa delle sue risorse in proiezione pluriennale. La forza di questi due principi sta nei fondamenti logici (chi si fiderebbe mai di un servizio pubblico dipendente e ricattabile) da cui traggono una chiarezza inusitata.
Quel che è probabile (perché la carne è debole) è che tutti i gestori, politici ed aziendali, di maggioranza e opposizione, da decenni arroccati a soppesare e spartire l’esistente, cercheranno un Azzeccagarbugli pronto a sostenere che quel che c’è va più che bene e che la lottizzazione sistematica dei vertici è l’unica, possibile forma di garanzia del servizio pubblico. La cronaca dimostra il contrario in abbondanza.
È il momento di riflettere
Semmai chi sostiene che la situazione attuale è inevitabilmente disfunzionale, dovrà compiere lo sforzo di mettere a fuoco qualche idea per risolvere l’apparente ossimoro fra proprietà pubblica ed indipendenza. Le ipotesi non mancano e c’è tempo per riflettere. Ma il lavoro deve ampliarsi ai cittadini nell’insieme, che per lo più in Italia hanno conosciuto e conoscono molte “dipendenze” e spesso giungono a pensare che l’”indipendenza” non si combina di sicuro con il pubblico.
Qui si tocca del resto una dimensione profonda del paese, che va al di là della condizione del suo sistema mediale. La dimensione della Storia nazionale d
a cui provengono gli ostacoli più formidabili al potenziamento della nostra, comune, credibilità nel globo che è ormai anche la nostra principale fonte di benessere.Una strategica “questione nazionale”
Il regolamento EMFA offre, a volerla cogliere, l’occasione di un atteggiamento “costituente”, su una questione nazionale di carattere strategico e aperta per la natura stessa del tema (servizio pubblico) ad ogni sfaccettatura culturale. Fino al punto da stemperare, c’è da sperarlo, l’inevitabile faziosità delle espressioni politiche che finora hanno accudito la questione RAI.
Non capita spesso (ma è già la seconda volta in poco tempo dopo il PNNR) di poter affrontare una sfida di questa dimensione, contando oltre che sul merito delle argomentazioni e sull’ampiezza della mobilitazione, perfino, su una chiara e vigente regola di Legge.
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