Si è spento poche ore fa a Roma Giuseppe Caldarola, Peppino per tutti i colleghi, dopo una malattia breve e improvvisa. Giornalista e scrittore, acuto cronista, analista e narratore delle vicende della sinistra italiana, era nato a Bari settantaquattro anni fa. Lascia tre figli, l’ultimo, il più giovane, l’amatissimo Andrea, da poco diciottenne.

Nella sua lunga carriera è stato vicedirettore della rivista Rinascita, fondatore e primo direttore di Italiaradio, due volte direttore dell’Unità e da ultimo direttore della rivista mensile Italianieuropei e poi di Civiltà delle macchine. 

La sua è la biografia esemplare di un giornalista politico. La sua militanza politica era iniziata negli anni Sessanta nel Psiup, il Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria. Poi l’avvicinamento al Partito comunista di Bari di cui era diventato presto segretario cittadino.

A partire dal 2001 è eletto per due volte deputato dei Ds. Siamo nel pieno della stagione ulivista, lui è al fianco di Massimo D’Alema, amico di sempre. Ma a, differenza dell’ex premier, nel

2007 non entra nel neonato Pd la cui fondazione non condivide affatto: «Torno single. Senza rancore, ma anche senza nostalgia», spiega ai colleghi, «Parteciperò al congresso nazionale, ma come cronista per conto di qualche giornale».

Ma la passione politica è più forte del suo scetticismo e lo porta invece poi ad aderire al Pd di Walter Veltroni. Per poi di nuovo lasciarlo quando nel 2008 il segretario sceglie di stringere un’alleanza con l’Italia dei Valori del “troppo giustizialista” Antonio Di Pietro.

Alla nascita del quotidiano Il Riformista la sua rubrica “Mambo” è una critica quotidiana e affilata della politica del centrosinistra di allora.

Nel 2018, con una lettera amarissima pubblicata sulla testata Lettera43 che contiene un’analisi spietata dello stato della politica italiana, dà l’addio al giornalismo politico e alla politica tutta, dopo l’ultima delusione ricevuta da Liberi e uguali e da Art.1, ultima formazione a cui aveva

aderito con slancio, ancora una volta seguendo Massimo D’Alema. Perché dell’ex premier è stato compagno e sodale per una vita. Con lui ha scritto Controcorrente: Intervista sulla sinistra ai tempi dell'antipolitica (Laterza 2013). Ma la passione di una vita, il giornalismo politico, ha di nuovo la meglio sul pessimismo.

Per questo torna a scrivere su Lettera43, fino alla chiusura della testata, e anche sui periodici Formiche e ItalianiEuropei. 

L’ultimo dei suoi molti libri e pamphlet politici è un’affettuosa analisi della sinistra in forma di racconto familiare, Come mi sono perso mio fratello greco cercando la sinistra (Progedit), in cui ripercorre la sua formazione politica a Bari in parallelo con le trasformazioni del partito della parte politica, la sinistra, di cui è stato un formidabile critico ma anche, fino all’ultimo, un inguaribile innamorato.

© Riproduzione riservata