«Senza ideologie che strutturano le opinioni i populisti trovano spazio». Questa affermazione di François Hollande, socialista, presidente della Quinta Repubblica francese (2012-2017), coglie in pieno la situazione nella quale si trovano molti Stati-membri dell’Unione Europea e, in una certa misura, la stessa Unione.

Nel caso italiano, se fosse rimasto qualcosa delle vecchie ideologie non vi sarebbero tanti elettori che si astengono dall’andare alle urne, che cambiano voto da un’elezione all’altra (più del 30 per cento), che decidono uno o due giorni prima del voto, se non la mattina stessa.

I populisti si sono fatti largo quasi dappertutto in Europa, ma di più proprio dove non è più possibile parlare di “ideologie” che organizzano le opinioni.

Per ovvie motivazioni legate all’Unione europea, in Ungheria prima e di più, ma oggi molto anche in Polonia, si sono affermati leader, partiti e comportamenti populisti. In parte per opportunismo (Viktor Orbán contribuiva con i suoi e seggi alla vittoria dei Popolari europei), in parte per malposta accondiscendenza nei confronti dei polacchi, troppo a lungo i capi degli altri Stati-membri e la stessa Commissione hanno tollerato violazioni più o meno palesi degli impegni che tutti gli Stati hanno assunto proprio per fare parte dell’Europa e per godere dei vantaggi, non solo economici, della loro appartenenza. 
A fondamento del Manifesto di Ventotene, Altiero Spinelli pose la sua convinzione, che era anche un ambizioso progetto politico, condivisa da Ernesto Rossi e Eugenio Colorni, che i partiti europei non si sarebbero più distinti in destra e sinistra, ma fra quelli favorevoli all’unificazione politica dell’Europa e quelli che vi si sarebbero opposti.

In una certa misura, l’europeismo è un insieme di idee, politiche e sociali, che potremmo assimilare ad una ideologia. Al sovranismo al momento è difficile, forse anche prematuro, attribuire la stessa qualifica. Però, esiste un punto che ha acquisito crescente rilievo.

Quel complesso di idee europeiste posto a fondamento dell’Unione e dei suoi Trattati è sicuramente caratterizzato dalla piena accettazione dei principi democratici. L’Unione europea è il più grande spazio di libertà e di diritti mai esistito al mondo.

Le sue istituzioni, compresa la Corte Europea di Giustizia, proteggono e promuovono i diritti dei cittadini anche contro i rispettivi Stati nazionali. La violazione dei diritti dei cittadini in qualsiasi Stato nazionale ferisce l’Unione. 
Porre il diritto nazionale al di sopra del diritto dell’Unione fa cadere uno dei cardini dell’europeismo.

L’Unione europea ha una ideologia democratica, che, applicando le parole di Hollande, struttura (o dovrebbe strutturare) le opinioni e i comportamenti dei governanti, dei rappresentanti, dei cittadini.

Quanto i governanti ungheresi e polacchi hanno fatto nei confronti dei mass media, delle università, del sistema giudiziario, delle opposizioni colpisce i principi democratici fondamentali sui quali l’Unione è stata costruita e che l’Unione ha promosso e ampliato.

Più volte, il Parlamento europeo ha ribadito la centralità di quei principi e dell’ideologia democratica a loro sottostante. In gioco nello scontro fra Commissione e Polonia non c’è un pugno di Euro, anche se i populisti sono spesso molto sensibili al valore del denaro e dei benefici economici.

Quello che l’Unione deve difendere e imporre richiedendo il rispetto delle leggi e degli accordi è “semplicemente” l’ideologica democratica.

Quanto più la Commissione metterà in evidenza che la posta in gioco sono i valori democratici tanto più riuscirà a restringere lo spazio dei populisti.
 

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