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Non riduciamo la piazza per la pace alle liti tra i partiti

  • A nessuno dei manifestanti interessava il futuro del Pd o delle relazioni con i Cinque stelle. Oltre centomila persone non stavano in piazza per rifondare la sinistra. Erano lì per esprimere il fondo della loro inquietudine: come far terminare la guerra? 
  • Nessuno chiede la resa ma un grande sforzo negoziale. Fin dall’inizio della guerra c’è stato sconcerto per parole esclusivamente bellicistiche e per l’assenza di un impegno politico verso la trattativa.
  • Esiste nel profondo della coscienza civile italiana ed europea un’autentica repulsione delle armi come mezzo per risolvere le contese. Non si tratta di una questione di ragioni o torti da soppesare: il torto sta tutto da una parte. Si tratta di non affidare il nostro futuro alla guerra che ha già dato pessima prova di sé. 

A leggere i giornali e i media – salvo eccezioni – sembra quasi che la grande manifestazione del 5 novembre sia stata organizzata per dirimere la leadership a sinistra, descrivere i tratti della futura coalizione o, peggio ancora, in vista del congresso del Pd. È questa una lettura tutta politicistica e provinciale che non coglie il senso di quel grande raduno. Chi è sceso in piazza ha un’inquietudine: cosa si può fare per restaurare la pace davanti al ritorno della guerra in Europa? Ai più di

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