La morte di Kirk contribuisce oggi all’insana traslazione del conflitto dal parlamento alle piazze, secondo la logica allucinatoria di una politica come atto di fede
Secondo l’apologeta cristiano Frank Turek, mentore di Charlie Kirk, il suo pupillo sarebbe morto con accanto il Cristo: segno indefettibile di tempestiva beatitudine. E ci sarebbe da riderne se non si trattasse del sintomo di una minacciosa involuzione. In effetti, tra la morte di Kirk e le parole di Smotrich sulla bonanza di Gaza c’è un legame indiretto ma solidissimo: in un modo o nell’altro, il messianesimo torna un nodo cruciale della contrapposizione politica. In un modo o nell’altro, certo



