In ogni caso a Cagliari vincerà Zedda. Perché per la città si sfidano Massimo Zedda, due volte sindaco (nel 2011 e nel 2016) e Alessandra, Zedda pure lei, non parente, già vicepresidente della Sardegna con Christian Solinas. L’intreccio a destra è complicato: Solinas è il sardista-leghista, ora in freddo con Salvini, che Giorgia Meloni ha voluto sostituire alla corsa per la regione con Paolo Truzzu, sindaco uscente di Cagliari. Che però è stato sconfitto da Alessandra Todde, anche nella sua città, dove ha preso il 34 per cento contro il 53 di lei: per la destra non è la migliore premessa per il voto dell’8 e 9 giugno. Ma Massimo Zedda, classe ‘76, spiega che il suo vero avversario non è l’omonima leghista, ma «l’astensionismo. Una parte della popolazione non si fida più. Quindi la prima cosa è ripristinare la fiducia, colmare il solco tra istituzioni, politica, e cittadini e cittadine. So che è e sarà il lavoro più difficile».

Intanto lei ha messo insieme una coalizione larghissima, anche più larga di quella delle regionali. Dieci liste, contro le sette della destra. Di questi tempi, a sinistra, non è scontato. Come ha fatto?

Nella nostra coalizione ci sono partiti ma anche liste civiche. È una storia che parte da lontano: la vittoria del centrosinistra alle regionali ha consolidato consenso e fiducia. Ma il dialogo è iniziato tanti anni fa, dal 2019, all’opposizione della giunta Solinas. Provvedimento dopo provvedimento, abbiamo trovato una sintonia che si è trasformata in proposte sui temi su cui fondare la prospettiva di governo.

Ma con lei non c’è Azione né Iv, che alle regionali erano per Renato Soru e stavolta guardano a destra. Su loro c’è stato un veto nazionale?

No. Quelle aree non hanno fatto una lista, perché alla fine il loro elettorato e molti loro esponenti politici non volevano schierarsi con la candidata leghista. Molti elettori ed esponenti centristi sostengono noi, intanto perché mi conoscono: ho già governato e sanno che non ho un approccio ideologico ai problemi della città.

La destra, dopo l’unica sconfitta alle regionali, cercherà la rivincita?

La destra in Sardegna è la responsabile della peggiore esperienza di governo regionale di tutti i tempi, con Solinas; e del peggiore governo di Cagliari, non lo dico io, l’hanno detto i cittadini. Prova a non porsi in continuità con questo disastro, come se non ci fossero stati loro, ma degli amministratori delegati. Truzzu lascia una città che vive le difficoltà dell’accesso alle cure, alla sanità, peraltro anche per responsabilità della destra regionale.

Non si sono neanche dati una mano fra loro. Cagliari è una città bellissima: ma oggi è sporca, con lavori eterni, traffico caotico e inquinamento. Una città piena di buche, che ha interrotto le manutenzioni di strade e marciapiedi. La candidata Zedda si dichiara in totale discontinuità con il passato: ma era vicepresidente della Regione, e raccoglie l’eredità di Truzzu: il suo racconto non sta in piedi.

Solinas è stato tra i primi governatori di destra a accettare l’autonomia differenziata che, cifre alla mano, allarga la distanza fra l’isola e il resto del paese. Per autolesionismo?

Alla domanda sinceramente nessuno sa rispondere. O non l’hanno capita, o non hanno a cuore le sorti della Sardegna. Gli antichi sardi dicevano che "il male viene dal mare", ma sapevano che qualcuno, in Sardegna, al “male” apriva le porte.

Le europee, con la sfida del proporzionale, e i leader di centrosinistra che vengono sull’isola per sostenere i propri partiti, impattano sulla sua corsa?

Dalla nostra parte no. Invece creano grandi problemi alla destra. La Lega in Europa è alleata con la destra estrema, e in città l’elettorato moderato non lo digerisce. C’è anche un fattore specifico: noi proponiamo una città europea, aperta anche alle relazioni internazionali, una città di scambi e interlocuzioni dal punto di vista della ricerca scientifica e dell’innovazione tecnologica. Giovedì sono stato in un’iniziativa di giovani che fanno start up: senza una città che costruisce relazioni internazionali l’affermazione delle loro iniziative sarebbe più difficile.

Se vincerà, guadagnerà il fatidico terzo mandato, che può fare perché non è consecutivo. Perché ci riprova?

Intanto perché ho raccolto la spinta della città. Mi fermavano alle poste, al mercato, mi chiedevano di tornare. E poi la coalizione si è riconosciuta sul mio nome e sul programma. E c’è un’altra cosa: vedere Cagliari in queste condizioni fa male. Terremo insieme il miglioramento della città con le strategie per attrarre investimenti e creare occupazione, con la formazione professionale e in sintonia con la Regione. Serve innovazione tecnologica sia sul fronte amministrativo, per migliorare i servizi, sia sul fronte delle relazioni internazionali. Cagliari e la Sardegna sono al centro del Mediterraneo, possono svolgere un ruolo, anche grazie alla Ue, di relazione e scambio sulle politiche di cooperazione, di pace. Per i giusti, sacrosanti e indispensabili scambi culturali passano anche le relazioni economiche.

Un’alleanza così larga suggerisce qualcosa al futuribile centrosinistra nazionale?

Le città hanno una loro storia, con tanto civismo che si organizza. Certo, noi facciamo così: la nostra energia è tutta concentrata sui bisogni dei cittadini. Ci sembra la scelta più onesta, e utile.

La prima cosa che farà, se eletto?

L’ho già fatta. Ho chiesto un incontro alla presidente Todde per avere una sintonia sui progetti da portare avanti sul comune e sulla città metropolitana.

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