Commenti

Matteo Messina Denaro e un magistrato che non si fa incantare

An Italian Police officer in Palermo, Sicily, southern Italy, Thursday April 24, 2008 looks on at graffiti on the perimeter wall of the city's cathedral, portraying Matteo Messina Denaro, a fugitive Mafia boss from the city of Trapani, in western Sicily. Denaro, who has been on Italy's wanted list since 1993 for murder and other crimes, is believed to be vying to succeed arrested Mafia boss Bernardo Provenzano. Writing at right of the dollar sign, says: \\\"Messina Denaro The Last One!\\\" (AP Photo/Alessandro Fucarini)
An Italian Police officer in Palermo, Sicily, southern Italy, Thursday April 24, 2008 looks on at graffiti on the perimeter wall of the city's cathedral, portraying Matteo Messina Denaro, a fugitive Mafia boss from the city of Trapani, in western Sicily. Denaro, who has been on Italy's wanted list since 1993 for murder and other crimes, is believed to be vying to succeed arrested Mafia boss Bernardo Provenzano. Writing at right of the dollar sign, says: "Messina Denaro The Last One!" (AP Photo/Alessandro Fucarini)
  • L'atto di accusa: «I rapporti del Ros mettono in luce l'incredibile ed inspiegabile insuccesso di anni di ricerche in quel ristretto territorio compreso tra Castelvetrano e Campobello, costantemente setacciato e controllato con i più sofisticati sistemi di intercettazione e di video-sorveglianza».

  • Per settimane sotto processo è stato tutto il paese dove Matteo Messina Denaro si nascondeva, gli abitanti accusati di essere omertosi. Ma cosa avevano fatto le forze di polizia?

  • Laura Bonafede, l'amante di Matteo, era sott'osservazione fino a due mesi prima dell'arresto di Matteo ma nessuno si è accorto di nulla. Ancora il magistrato: «Cercate materiale sui suoi affari criminali in altri covi».

Finalmente c’è un giudice che ragiona con la sua testa e non si fa abbagliare dai lampi intorno al fu Matteo Messina Denaro. Scriviamo “fu” perché da molto tempo andiamo sostenendo che il celebrato latitante catturato il 16 gennaio scorso in Sicilia non era il capo dei capi di Cosa Nostra, né delle cosche trapanesi né tantomeno godeva della confidenza degli altri membri della sua consorteria. Non lo invitavano più ai summit che organizzavano per spartirsi il pizzo sugli appalti, non lo consulta

Per continuare a leggere questo articolo

VAI ALLA PAGINA DELL’AUTORE